La riforma degli istituti tecnici prevede anche più attività di laboratorio - Archivio
«Valorizzare i talenti degli studenti al fine di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, migliorare l’orientamento , sviluppare competenze fondamentali per lo sviluppo dei territori e la competitività delle imprese, favorire il trasferimento tecnologico». Sono le principali finalità della sperimentazione dei nuovi percorsi della filiera formativa tecnologico-professionale, il cui disegno di legge di riforma è stato approvato ieri mattina dalla Commissione VII del Senato. Il disegno di legge sarà calendarizzato in aula per l’approvazione definitiva dopo la legge di Bilancio.
La riforma, che entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico, prevede l’introduzione del modello cosiddetto “4+2”, con il raccordo tra i percorsi dell’istruzione tecnica e professionale, di durata quadriennale e il sistema degli Its Academy, dove gli alunni seguiranno l’ultimo biennio formativo. Gli istituti tecnici e professionali, anche aderenti a una rete di scuole, che vorranno candidarsi a partecipare alla sperimentazione, dovranno presentare il progetto entro il 30 dicembre. A partire, appunto, dall’anno scolastico 2024-2025 saranno attivate le classi prime dei nuovi percorsi, con le iscrizioni previste dal 18 gennaio al 10 febbraio prossimi.
«Si tratta di una riforma ambiziosa – dichiara il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara – molto attesa dalle scuole e dal mondo produttivo e in cui questo governo crede fortemente. Avremo una filiera della formazione tecnica e professionale di serie A, grazie al potenziamento delle discipline di base e all’incremento di quelle laboratoriali e professionalizzanti; sarà più forte il raccordo fra scuola e impresa, si punterà molto anche sull’internazionalizzazione e sulla ricerca. Il nostro obiettivo è che i giovani abbiano la preparazione adeguata per trovare più rapidamente un impiego qualificato e che le imprese abbiano le professionalità necessarie per essere competitive. Valorizziamo lo straordinario capitale umano rappresentato dai nostri giovani, diamo al sistema Paese la possibilità di correre», conclude il Ministro.
Soddisfazione è stata espressa anche dalla sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, che sottolinea la «maggiore interazione» tra il mondo della scuola e della produzione, per contrastare il fenomeno del «disallineamento delle competenze rispetto ai fabbisogni delle imprese», sottolineato in una nota da Confcommercio, che «plaude» all’approvazione del ddl.
«L’impianto complessivo del disegno di legge, che condividiamo pienamente – sottolinea Andrea Colzani, della Giunta della Confederazione del commercio – mira, infatti, a rafforzare il rapporto tra scuola e imprese consentendo ai giovani di entrare più preparati e con più facilità nel mondo del lavoro e alle imprese di trovare professionalità più qualificate e più adatte alle proprie esigenze a vantaggio, quindi, di una maggiore competitività aziendale».
Secondo l’ultimo rapporto Excelsior di Unioncamere, il 49% delle professionalità richieste dal sistema produttivo nazionale è di difficile reperimento, con un picco del 64,5% per gli operai specializzati. L’intenzione della riforma è, dunque, migliorare il sistema di orientamento delle scelte di alunni e famiglie, per favore il più possibile l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e il legame tra scuola e territorio.
Di «riforma confusa e affrettata» parla, invece, la capogruppo del Partito democratico in Commissione Cultura del Senato, Cecilia D’Elia, che riprende alcune delle criticità già sollevate dal Consiglio superiore della Pubblica istruzione, nel parere - non vincolante - inviato al ministro Valditara. «A gennaio le famiglie si troveranno a dover scegliere, senza avere chiaro quali scuole aderiscono e quali Regioni sono davvero pronte», denuncia la senatrice del Pd. Che lancia l’allarme sulle «disparità territoriali e sociali tra percorso di istruzione e percorso tecnico» che la riforma potrebbe generare.