sabato 7 giugno 2014
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«Sottolineare con insistenza i 33 giorni di ferie effettive dei docenti e parlare di un loro non utilizzo per due mesi, non mi pare l’approccio migliore per affrontare il tema di una scuola aperta anche d’estate. È un po’ solleticare l’idea che i docenti lavorino poco». È diretto Francesco Scrima, segretario nazionale della Cisl Scuola. «Credo anche che l’intera questione vada affrontata con un approccio differente ». Un approccio che «deve coinvolgere non solo la scuola, ma molti più attori. Non si può non provare un certo disagio davanti ad analisi che attribuiscono alla scuola e ad essa soltanto la responsabilità di rispondere alle urgenze sociali. Per rispondere a questi bisogni non ci si può affidare sempre alla formalità di servizi erogati nell’ambito della codificazione di un rapporto di lavoro. Si avverte la necessità di individuare soluzioni ed integrazioni per rispondere alle urgenze sociali ma senza smarrire la pluralità dei ruoli e dei compiti e la specificità formativa della scuola e della funzione docente». Scrima ricorda che l’idea di una scuola aperta «al territorio, tutti i giorni nel periodo dell’anno scolastico», non è nuova, ma «che dopo il lancio non è stata sostenuta». E i corsi di italiano per gli studenti stranieri? I tempi e i modi per l’accoglienza e il sostegno a questi alunni è un problema reale e chiede interventi articolati. Corsi di avvicinamento alla lingua italiana per alunni al loro primo inserimento nelle nostre classi è opportuno che sia fatto già prima dell’avvio delle lezioni, ma in generale «sarebbe meglio operare durante l’anno scolastico – risponde Scrima –. Le compresenze alle elementari servivano anche ad intervenire in tal senso. Occorre ripensare l’intera modalità di accoglienza. Una strada sarebbe quella di dotare finalmente tutte le scuole di un organico funzionale, per mettere in campo le soluzioni migliori».
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