mercoledì 3 agosto 2011
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Alla Camera tutti contro il gruppo del­l’Italia dei valori, reo di aver presen­tato “l’impresentabile”. E cioè un or­dine del giorno che impegna l’Ufficio di pre­sidenza di Montecitorio a prendere in consi­derazione il taglio del vitalizio (soldi più be­nefit per sempre) che spetta a tutti coloro che si sono fregiati, anche per pochi mesi, del ti­tolo di “onorevole”. L’attuale sistema, dice An­tonio Borghesi dell’Idv, è «un furto», perché «nel caso meno fortunato» i deputati «versa- no 60 mila euro di contributi in 5 anni con la speranza di riceverne poi 400mila se maschi, 550mila se femmine» una volta in pensione. Una proposta “retroattiva” quella dell’Idv, e che coinvolgerebbe da subito i parlamenta­ri, che ieri alla Camera ha “stizzito“ tutti (per­ché tocca il portafogli) - compreso il presi­dente Gianfranco Fini - . Lo scontro è inizia­to durante la riunione dei capogruppo, per poi trascinarsi per tutto il giorno, fino a sera, quando l’Idv e poi anche i Radicali, hanno vo­tato per protesta «no» al bilancio di Monteci­torio (approvato a larga maggioranza, men­tre per il Senato si vota oggi), che contiene comunque una seria di tagli (150 milioni nel triennio 2011-2014). Il fattaccio appunto ieri mattina alla capogruppo. L’Idv si vede come etichettare come “inammissibile” il suo ordi­ne del giorno. In serata il capogruppo Pd Da­rio Franceschini annuncia di aver ottenuto però un altro risultato: «Un nostro ordine del giorno, con 11 punti vincolanti, è stato ac­colto e questo vuol dire che finisce l’Istituto dei vitalizi e il compito dei questori sarà quel­lo di immaginare un sistema contributivo in linea con quello dei normali cittadini». In­somma il vitalizio sarà sì tolto, ma solo alle fu­ture generazioni di onorevoli. «Una scelta politicamente gravissima, as­sunta dal presidente della Camera e avallata da tutti gli altri gruppi», sbotta il capogruppo di Italia dei valori Massimo Donadi. La pro­posta del partito di Di Pietro è chiara: da su­bito sostituire i vitalizi dei parlamentari con un sistema previdenziale erogato dall’Inps. Ma il coro è unanime: «No pasaran». Il presi­dente Fini, racconta ancora Donadi, «ci ha anticipato la sua richiesta di dichiarare i­nammissibile il nostro odg, perché incosti­tuzionale. Con lui sono stati d’accordo tutti i gruppi, di maggio­ranza e opposizio­ne. Ma per noi è u­na scelta politica­mente gravissima». Da qui la scelta, ob­bligata secondo Donadi, di votare, per protesta, «no» al bilancio della Ca­mera. Fatto sta che in mo­do bipartisan la re­voca del vitalizio già maturato ha toccato la sensibi­lità di molti. Pierluigi Castagnetti del Pd sce­glie la spiegazione da “costituzionalista”: «I vitalizi saranno ristrutturati con il principio contributivo, ma è bene ricordare a noi pri­ma ancora che ai cittadini, che i vitalizi sono connessi dall’articolo 67 della Costituzione con l’indipendenza della funzione parla­mentare e sono una proiezione di quell’arti­colo, in quanto principale garanzia quando cessa la funzione parlamentare...».
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