venerdì 8 aprile 2011
Il premier Berlusconi sabato nell'isola chiede l'intervento dell'Unione Europea: o si fa qualcosa di concreto o è meglio dividerci. Anche il presidente della Repubblica Napolitano è tornato a invocare uno sforzo comune dell'Europa. Arrivati altri barconi; l'esodo dalle coste nordafricane non si ferma.
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A distanza di dieci giorni dalla prima visita, nel corso della quale annunciò lo «svuotamento» dai migranti, il premier è tornato sabato per verificare se effettivamente non ci siano più extracomunitari. Abbiamo mantenuto la promessa di liberare l'isola, ha detto il premier. Berlusconi ha parlato soprattutto di Unione Europea: "Si deve fare i conti con la realtà e con il fatto che l'Europa o è qualcosa di vero e di concreto, oppure non è. E allora meglio ritornare a dividerci e ciascuno a inseguire le proprie paure e i propri egoismi". Berlusconi si è riferito in particolare all'atteggiamento della Germania sull'accoglienza degli immigrati tunisini provenienti dall'Italia. "Sono sicuro che la cancelliera Merkel non potrà che convenire sulla necessità di una politica di compartecipazione europea" per affrontare uno tsunami umano". Berlusconi ha anche annunciato che "da lunedì cominceranno due voli regolari per il rientro in Tunisia" di chi non ha titolo per restare in Italia.Poi ha affrontato altre questioni, sollecitato dalle domande dei giornalisti presenti alla conferenza stampa:  "Nessuna incertezza sul fatto che io sarò presto proprietario di una casa di questa bellissima isola. Mi sono pubblicamente impegnato ad essere lampedusano. Io la casa l'ho già acquistata, ho qui il contratto, è la residenza delle Due Palme. Non sono andato a vedere un'altra casa". «Credo che la prossima settimana saremo pronti per portare al consiglio dei ministri la candidatura di Lampedusa per il Nobel per la Pace», proposta peraltro avanzata proprio sulle colonne di Avvenire da una lettrice. Ma nell'isola continuano ad arrivare i barconi carichi di migranti. Dopo i 244 provenienti dalla Libia e approdati intorno alle 14.30 di sabato, altri 55 sono stati soccorsi a 18 miglia dalla costa da una motovedetta della Guardia di Finanza. In questo caso l'imbarcazione sarebbe partita dalla Tunisia. Un terzo barcone, infine, è riuscito a raggiungere direttamente la spiaggia di Cala Madonna. Un'altra imbarcazione, la quarta nel giro di poche ore, è stata avvistata ad una ventina di miglia dalla costa con a bordo un centinaio di persone.Proseguono i trasferimenti di migranti da Lampedusa. Dopo gli oltre 200 che stamane hannolasciato l'isola a bordo di una nave militare verso Porto Empedocle, parte dei 535 giunti ieri su un natante proveniente dalla Libia, è scattato il ponte aereo per altri 200. Gli extracomunitari, tra cui donne e neonati, ospitati nella ex base Loran, considerati tutti profughi, sono diretti a Bari e Crotone. Sull'isola sono rimasti circa 200 migranti, per una parte dei quali, in quanto tunisini, è previsto il rimpatrio.Sabato mattina anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è tornato a invocare uno sforzo comune dell'Europa nell'accoglienza dignitosa degli immigrati. "Alle persone che arrivano illegalmente in Sicilia e che non cercano asilo, dobbiamo dare una risposta", ha spiegato il Capo dello Stato nella conferenza stampa finale del vertice informale del gruppo "Uniti per l'Europa" a Budapest. "A queste persone, che sperano in una vita e in un lavoro migliori, bisogna rispondere sulla base delle nostre possibilità e quando dico nostre - ha chiarito - non parlo solo dell'Italia". Questo, ha insistito "non è un problema solo italiano ma di tutta l'Europa". Napolitano ha poi ricordato le trattative in corso con la Francia e quelle saranno necessarie con gli altri Paesi europei. "Su questo è gia stato trovato e sarà trovato un punto di convergenza - ha assicurato - e spero che lo dimostri il prossimo incontro dei ministri degli Affari Interni e di Giustizia a Bruxelles". Napolitano ha poi detto che su Shengen serve un chiarimento.FRANCIA, INTESA A META', LA GERMANIA CHIUDENon passa lo straniero. Parigi picchia i pugni sul tavolo e ribadisce la linea dura sugli ingressi in Francia degli immigrati, anche se poi firma un accordo per il pattugliamento franco-italiano davanti alla Tunisia. Il permesso temporaneo per motivi umanitari concesso da Roma a seguito della crisi nel Nord Africa non piace infatti ai francesi. In pratica, ripetono come un disco rotto dall’Eliseo, «varrà solo se il migrante sarà in possesso di documenti e soldi», altrimenti sarà rispedito da dove arriva e cioè in Italia, grazie tra l’altro ad un vecchio patto bilaterale tra Roma e Parigi. Non solo, ora la posizione del governo Sarkozy, sulla “non legalità” in ambito europeo dei “permessi umanitari italiani”, non sembra essere più isolata.
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