sabato 13 ottobre 2012
Colpisce 2,5 milioni di persone nel mondo, 65mila in Italia. Dal 2008 Zamboni ha proposto una tecnica di angioplastica che ha acceso aspettative ed entusiasmato molti pazienti. Ma uno studio condotto in 35 centri e su centinaia di pazienti lo sconfessa. Lui però si difende: in questa ricerca un difetto di origine.
«Ma nessuna prospettiva dall'intervento alle vene»
Zamboni: il mondo scientifico è diviso
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​Due milioni e mezzo di malati nel mondo, 630mila dei quali in Europa e 65mila in Italia, dove ogni anno vengono diagnosticati 1.800 nuovi casi. Sono i numeri, gravi, di un’altrettanto grave patologia, la Sclerosi multipla (Sm), malattia neurologica che interessa il sistema nervoso centrale e tende a peggiorare nel tempo, spesso fino a impedire completamente i movimenti degli arti, la vista, la parola e le altre funzioni nervose. «Qui a Lione sono riuniti 7.000 neurologi da tutto il mondo e il messaggio che mandiamo ai pazienti è fortemente positivo – dice Giancarlo Comi, direttore dell’Istituto di Neurologia sperimentale all’università "Vita-Salute" del San Raffaele di Milano, in Francia per partecipare al XXVIII Congresso europeo dedicato al trattamento e alla ricerca sulla Sm –. Oggi possiamo dire che è in arrivo un’ondata di nuovi farmaci di dimostrata efficacia. Nella sfortuna, nessuna malattia ha beneficiato della ricerca farmaceutica quanto la sclerosi, e migliaia di neurologi qui riuniti per una sola patologia lo dimostra».A essere colpita è la mielina, ovvero la guaina che riveste i nervi e trasmette gli impulsi dal cervello: quando nella mielina compaiono lesioni (o placche, per cui si parla anche di Sclerosi a placche), il segnale nervoso è rallentato o bloccato lungo le fibre del cervello e del midollo spinale. La comunità scientifica ha sferrato la sua lotta alla sclerosi ormai da un secolo, cercando da una parte di scoprirne la causa e dall’altra di mettere a punto terapie. «Il panorama presente è quello di cure molto efficaci – conferma Gianluigi Mancardi, direttore del Dipartimento di Neuroscienze all’università di Genova –. Si va da quelle di prima linea, che si somministrano inizialmente, a quelle di seconda linea, che subentrano quando le prime non funzionano o la malattia ha un decorso aggressivo da subito. Sono terapie di nuova generazione molto interessanti, che diminuiscono fortemente il numero di ricadute e rallentano la progressione della malattia». Già da un anno sono in vendita immunosoppressori molto efficaci (impediscono che dagli organi linfatici fuoriescano le cellule che danneggiano la mielina. La Sm infatti è una malattia autoimmune), ma «altre terapie ora in sperimentazione usciranno tra un paio d’anni – annuncia Mancardi –: sono totalmente innovative e avranno forte impatto sulla qualità della vita dei malati. La ricerca però prosegue anche sulla riabilitazione e sulle cause della patologia. La si studia da cento anni, ma i passi da gigante si stanno facendo ora: solo 15 anni fa non c’era alcuna terapia».
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