È la sanità privata in Campania il redditizio settore d’affari della camorra. Sebbene non sia nuova a questo tipo di investimento, in particolare finalizzato al riciclaggio dei soldi sporchi oltre che, aspetto non secondario, ad un maggiore controllo del territorio, la criminalità organizzata da almeno due anni ha intensificato l’azione rilevando le strutture private di riabilitazione e di diagnostica sommerse dai debiti e in procinto di chiudere per scarsità di fondi a causa dei prolungati mancati pagamenti da parte della Regione.Non compaiono nomi di boss né la parola "camorra" dietro l’indagine che la magistratura ha da tempo avviato sulla gestione dei cosiddetti decreti ingiuntivi per il pagamento dei crediti vantati da privati nei confronti della Regione Campania. Indagati gli esponenti di alcune società di intermediazione finanziaria ed avvocati specializzati nei decreti ingiuntivi per ipotesi di reato connesse all’associazione per delinquere, all’usura e alla truffa.Centinaia di operatori nel campo della sanità privata avrebbero quindi venduto, anzi sarebbero stati costretti a svendere i propri crediti nei confronti della Regione, a società di mediazione, ma a prezzi ritenuti a tasso usurario. Chi si celi dietro questa specifica categoria, ed anche dietro altro genere di gruppi sempre con disponibilità di liquidi, sta agli inquirenti e alla polizia tributaria accertarlo, ma molti degli operatori, che ancora resistono, lanciano l’allarme e puntano il dito contro sedicenti titolari di società che a vario titolo offrono di saldare i debiti permettendo la continuità del servizio, il pagamento degli stipendi - sospesi anche da 18 mesi - di fatto impadronendosi dell’istituto. Prestanome incensurati o "colletti bianchi" sono infatti presumibilmente propaggini della camorra, che nell’attuale persistente crisi economica può permettersi di investire decine e decine di milioni di euro e di aspettare, nella certezza di non subire perdite. Si sta, in pratica, ripetendo quanto accaduto nel momento più forte della crisi: la criminalità organizzata che rilevava le piccole e medie imprese finanziariamente allo stremo.L’attuale situazione sanitaria campana ha aperto quindi un nuovo delicato fronte di guerra, che al momento non sembra avere una decisa soluzione. Tutto ha origine dall’enorme disavanzo della Regione Campania in materia di Sanità. Debiti per miliardi di euro che si trascinano da anni e che aumentano ad ogni giro di calendario. E in una condizione di crisi trova facile innesto la malavita. Per cercare di rallentare la caduta il governatore della Campania Stefano Caldoro, in qualità di commissario alla Sanità, ha proposto un limite economico-temporale separando il debito pregresso (fino al 31 dicembre 2010) dall’ordinario, cioè il presente a regime con tetti di spesa già stabiliti, affidando la contrattazione e il controllo a due diverse società. Il problema resta però, e lo ha sempre rilevato la Corte dei Conti, di natura strutturale con presidi ospedalieri e sanitari pubblici spendaccioni quando si tratta di premiare dirigenti che non hanno controllato le spese e che hanno sperperato risorse, avari nel migliorare le strutture per diminuire i disagi dei cittadini ed aumentare l’efficienza del servizio costringendo così il paziente a rivolgersi al privato convenzionato.Allo stato attuale la tragedia è dover avviare l’evoluzione della riforma di un comparto complesso ed entrare in una nuova logica di programmazione in una situazione critica di assistenza e di ordinarietà con l’incubo del federalismo fiscale.