Una delle “stanze dell’abbraccio” allestite nelle Rsa - Ansa
È una tenda trasparente che protegge dal contagio e permette di vedere e di toccare – attraverso dei guanti – il nonno. Di baciarlo, accarezzarlo, come se niente fosse cambiato. Come se il mostro che minaccia la sua vita, libero là fuori, non fosse mai esistito. Così gli anziani ricoverati nelle Case di riposo, sempre più soli e a rischio depressione, stanno ritrovando dopo otto mesi di “clausura forzata”, il conforto dai loro cari. E lo possono fare in tutta sicurezza. L’idea è venuta agli operatori della “Domenico Sartor” per primi, una Rsa di Castelfranco Veneto, nel Trevigiano.
Poi l’idea ha fatto scuola, ha convinto gli altri operatori, ha incontrato l’appoggio delle famiglie, e la catena del “contagio” – la catena buona, per una volta – è partita. Eccole qua, le “stanze degli abbracci”: una speciale barriera trasparente, in un ambiente riservato, permette quel contatto fisico che altrimenti sarebbe vietato dalle norme anti-Covid. È da gennaio che le strutture di ospitalità per anziani sono diventate impenetrabili per ragioni di sicurezza e adesso, con questo nuovo metodo, si è aperto uno spiraglio, una possibilità che si sta diffondendo anche altrove. «È stata una sensazione bellissima per entrambi, sfiorare i capelli e stringere le mani di mia mamma, abbracciarla: non lo facevo dal gennaio scorso» commentano figlie e nipoti, da Nord a Sud.
Per entrare in questa camera speciale, a Castelfranco, i parenti che attendono all’esterno della struttura devono osservare un severo protocollo di igiene e di sicurezza, dopo di che vengono ammessi a piccoli gruppi e a turno entrano in una delle dodici postazioni allestite all’interno. La stanza è denominata anche delle “emozioni senza confini”. «È necessario poter garantire nuovamente un contatto fisico, che è fondamentale, dato che niente è più confortevole di un abbraccio: è un gesto empatico, aumenta l’autostima, dà energia e permette al nostro organismo il rilascio di endorfine e di ossitocina» spiega la direttrice della Casa di cura veneta, Elisabetta Barbato. Al centro della sala è stato installato un cubo sensoriale interattivo, denominato led-wall, in cui vengono proiettate immagini rilassanti e artistiche che stimolano i cinque sensi del paziente: anche gli ospiti possono contribuire all’iniziativa, girando filmati che li riguardano.
Nella Rsa “Sacro Cuore” di Brugnato, in provincia di La Spezia, a permettere gli abbracci è invece una tenda gonfiabile con al centro una parete di plastica rigida dove si innestano due maniche di morbido velo per inserire le braccia. È collocata nei pressi di un’uscita della Casa di riposo ed è stata realizzata da una ditta di Torino che costruisce mongolfiere. «Vogliamo colmare il bisogno di affetto e carezze rimasto finora sacrificato dalle norme anti-coronavirus» commenta don Mario Perinetti, alla guida del Consorzio Campo del Vescovo, che gestisce questa ed altre strutture assistenziali in Val di Vara ma anche in Toscana, a Pontedera e Pietrasanta. A rendere possibile l’esperimento è stata una ditta di Torino che produceva – prima del Covid – mongolfiere e tende gonfiabili. E che si offre per replicare l’intervento altrove.
L’esempio è già stato seguito anche dalla Residenza “Anna Maria” di Ivrea, dove la tenda gonfiabile è stata inaugurata venerdì pomeriggio con una cerimonia toccante. «Un piccolo gesto di speranza» ha commentato il sindaco della città piemontese, Stefano Sertoli. E ora, anche i sindacati dei pensionati, Spi-Cigil, Fnp Cisl e Uil Uilp, hanno rivolto un appello alla regione Lombardia affinché favorisca la creazione delle “stanze degli abbracci” nelle Rsa: un’esperienza che va replicata.
Intanto, con il Natale alle porte, il ministero della Salute sta pensando a un nuovo protocollo per le Case di riposo. Il documento, finalizzato proprio alla riapertura generalizzata delle visite «per rimuovere l’isolamento sociale e la solitudine degli anziani », è sul tavolo del Comitato tecnico-scientifico: prevede, in caso di assenza di contagi, test rapidi per i familiari. «vanno predisposte startegie di screening immediato – è scritto nella bozza in discussione – tramite test antigenici rapidi ai parenti-visitatori degli assistiti. Dopo le diagnosi, che possono essere effettuate in loco, in caso di esoito negativo, i visitatori possono accedere nella struttura». Sarà comunque obbligatorio l’uso delle mascherine e della distanza fisica di almeno un metro e le porte delle Residenze socio-assistenziali potrebbero richiudersi, su decisione della direzione sanitaria, se si riscontrano nuovi contagi nella struttura. Le stanze degli abbracci, nel frattempo, permettono già che tutto questo avvenga in sicurezza.