venerdì 8 gennaio 2010
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SCHETTINO. L'episodio di Rosarno rappresenta «un segno di sofferenza e di degrado umano» che spinge «da un lato a condannare la violenza e dall'altro a considerare l'estremo disagio e la difficoltà di questa gente che non ha sostegno nè umano nè economico». Lo ha detto mons. Bruno Schettino, presidente della commissione episcopale per le Migrazioni della Cei.    Mons. Schettino ha quindi lanciato un appello «alla calma e alla collaborazione nel tentativo di ricomporre il tutto in una dimensione di maggiore umanità e servizio ai poveri». «Noi - ha aggiunto - stiamo sempre dalla parte dei poveri». Parlando della  guerriglia scatenata ieri da alcuni immigrati a Rosarno in  reazione a un'aggressione subita e che continua in queste ore ad alimentare un clima di tensione nella cittadina in provincia di  Reggio Calabria, mons. Schettino, che è arcivescovo a Capua, ha ricordato la vicenda di astelvolturno del 2008 quando vi fu una rivolta di immigrati in seguito all'uccisione di sei africani ad opera della camorra. «Anche quest'anno - ha detto il presidente della Commissione episcopale migrazioni e della Fondazione  Migrantes - è avvenuto un episodio che è segno di sofferenza e di degrado umano».Di fronte alle proteste dei molti cittadini di Rosarno che chiedono che gli immigrati vadano via, mons. Schettino osserva: «È l'eterna vicenda dei poveri, sempre respinti e rigettati ai margini mentre il rapporto tra la comunità preesistente e quella immigrata dovrebbe continuare in una dimensione di umanità. Occorre - invita l'arcivescovo - avere pazienza e guardare avanti».Rivolgendosi poi alle istituzioni a proposito della condizione quasi di neoschiavitu di molti immigrati lavoratori stagionali denunciata da diverse associazioni, mons. Schettino ha osservato che «se uno sta dentro alla dimensione umana degli immigrati e ha umanità nei confronti di chi incontra, cerca di dare una risposta di umanità e di bontà del cuore».MIGRANTES. Le violenze a Rosarno rappresentano «il secondo segnale preoccupante di un territorio che reagisce al mondo dello sfruttamento, dopo qello sul Litorale Domizio in Campania». Lo sottolinea il direttore della Fondazione Migrantes, don Giancarlo Perego, per il quale «ancora una volta è emersa una forte carenza della presenza della realtà sociale a tutela dei diritti dei lavoratori». In quel territorio vige, ha osservato, «una situazione di sfruttamento inaccettabile, con paghe irrisorie, una parte delle quali viene estorta da intermediari». «La tutela dei lavoratori - afferma don Perego - è un'esigenza fondamentale alla quale l'intera società italiana e in particolare le istituzioni debbono guardare con più attenzione».

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