Le palazzine di Rosarno mai assegnate - Foto Antonio M. Mira
Non solo uno scambio di voti in cambio di favori, ma una vera e propria alleanza per arrivare allo scranno di sindaco. È il percorso che emerge dall'inchiesta "Faust" coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato i carabinieri ad arrestare 49 persone tra le quali il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà, eletto nel 2016 a capo di una lista civica, ed il consigliere comunale Domenico Scriva. I due politici - posti entrambi ai domiciliari - sono accusati di scambio elettorale politico mafioso con la cosca Pisano di Rosano, conosciuta come "i diavoli".
«Io me ne fotto dei "niri"». Così in un’intercettazione ambientale il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, parla delle sei palazzine realizzate per gli immigrati, ma mai assegnate, come Avvenire denunciò due anni fa. Si trattava della "Creazione di una rete di accoglienza abitativa e di inclusione sociale nelle aree urbane"". Sei palazzine bianche a tre piani, 36 appartamenti, ognuno per 6 persone. Lavori finanziati con 2 milioni di euro regionali, iniziati nel 2015 e terminati nel 2018. Ma ancora oggi non ci abita nessuno. Mentre i lavoratori immigrati continuano a vivere nella tendopoli di San Ferdinando o sparsi in casolari e baracche nelle campagne. Dopo i nostri articoli il sindaco ci scrisse assicurando che «la nostra azione non è condizionata da questioni ideologiche anacronistiche di tipo razzistico e xenofobo che non ci riguardano». Ma il tono del colloquio del 13 giugno 2016 con un certo Pasquale, non identificato, intercettato dai carabinieri, è molto diverso.
Idà Giuseppe: e noi gli facciamo fare le case popolari. Pasquale: e poi che fai? Idà Giuseppe: e poi una volta che hanno fatto le case popolari, vediamo se glieli diamo ai "nigri". Pasquale: devi vedere se ci sono ancora i neri qua, quello puoi fare. Idà Giuseppe: non solo, ma poi glieli diamo "ai janchi", glieli diamo ai "zingari", perché glieli dobbiamo dare ai "niri", io me ne fotto dei "niri" scusa.
E del progetto se ne occuperà anche per altro. Infatti a ottobre 2016 viene pubblicato un secondo bando per il "conferimento di incarichi professionali di importo inferiore a 40.000,00 euro attinenti ai servizi di ingegneria delle figure di coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, direttore operativo, ispettore di cantiere per la costituzione dell’ufficio direzione lavori e per l’esecuzione del progetto relativo alla creazione di una rete di accoglienza abitativa ad inclusione sociale nelle aree urbane per i lavoratori immigrati e le loro famiglie", con affidamento diretto». Ad occuparsene molto attivamente è Domenico Scriva, il consigliere comunale arrestato col sindaco. Al bando vengono dedicate ben 24 pagine dell’ordinanza dell’operazione "Faust". Ed emergono molte irregolarità, per favorire persone vicine all’amministrazione comunale. Addirittura vengono indicati i "ribassi" da inserire, grazie ai quali vincere, e le domande vengo scritte quasi sotto dettatura. «L’analisi della procedura di aggiudicazione in esame – scrive il Gip – induce a ritenere che il bando sia stato predisposto ad hoc per affidare gli incarichi ai tre professionisti scelti discrezionalmente». Insomma «l’ipotesi investigativa» è «che i concorsi indetti dal comune di Rosarno fossero "pilotati"».
Inchiesta tutt’altro che conclusa. «Gli elementi di indagine raccolti – si legge ancora – rappresentano la subordinazione dell’amministrazione pubblica agli interessi privati, fermo restando che, non essendoci prova che trattasi di abusi aggravati ai sensi dell’art. 416 bis.1 c.p., le corrispondenti ipotesi di reato saranno poi vagliate dalla Procura della Repubblica di Palmi, territorialmente competente». Mentre gli immigrati continuano a restare senza le loro case.