«Sono intervenuta questa notte per evitare che la situazione degenerasse. C'era un clima molto pesante, un clima di odio, e la Procura ha aperto un fascicolo proprio per odio razziale». Dopo una notte ad alta tensione, la sindaca di Roma, Virginia Raggi lavora per riportare la calma nel quartiere di Torre Maura, dove ieri, martedì, c'è stata la violenta protesta dei residenti, contro l'arrivo di 75 rom in un centro di accoglienza della zona. I rom saranno ricollocati in altri luoghi.
«C'è un clima molto pesante anche perché è stato gravato per molti anni da problematiche e pressioni sociali - ricorda Raggi -. Sono intervenuta per tutelare i tanti cittadini onesti di quel quartiere e i 33 bambini rom che rischiavano la vita e l'incolumità personale. Li stiamo ricollocando in altri centri di tutto il territorio cittadino, perché il dovere dell'amministrazione è quello di tutelare la vita e l'incolumità delle persone».
L'inchiesta è aperta per danneggiamenti e minacce aggravati dall'odio razziali. "Non possiamo cedere all'odio razziale, non possiamo cedere contro chi continua a fomentare questo clima e continua a parlare alla pancia delle persone - ha continuato Raggi -. E mi riferisco prevalentemente a Casapound e Forza Nuova".
Secondo quanto si apprende, la decisione del trasferimento dei nuclei familiari nel centro di accoglienza sarebbe avvenuta meramente sulla base di un iter amministrativo senza alcun input politico a livello municipale né tantomeno comunale e senza il coinvolgimento di altri enti o istituzioni competenti. La prima cittadina, riferiscono fonti del Campidoglio, ha richiesto agli uffici una relazione approfondita e puntuale di quanto accaduto.
Una protesta "disumana" e "particolarmente odiosa" perché tocca anche mamme con bambini. Strumentalizzata dai gruppi "più facinorosi" con "un retroterra culturale di odio razziale", che mirano "ad esasperare le tensioni sociali". Così ha commentato la vicenda monsignor Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare del settore Roma Est e presidente della Fondazione Caritas di Roma. "La situazione di Torre Maura è la stessa di diversi quartieri della periferia di Roma - afferma al Sir monsignor Palmieri - dove i tentativi di integrazione, in particolare dei rom, sono resi particolarmente difficili da un tessuto sociale già molto provato. Ci sono cittadini romani che si trovano in seria difficoltà nel dover gestire l'ordinarietà della vita, le relazioni all'interno del quartiere, la ricerca del lavoro".
La protesta di martedì sera
Martedì sera si è sfiorata la rissa. Urla, cassonetti incendiati, spintoni all'addetto che doveva consegnare i pasti. «Fate schifo, zozzoni, gli portate pure da mangiare, devono morire di fame». Sono state ore di tensione a Torre Maura sulla Casilina, periferia Est della Capitale, durante il trasferimento di alcune famiglie rom - 75 persone tra cui 33 minori e 22 donne di cui tre incinte - che il Campidoglio ha deciso di spostare da un centro di accoglienza in via Toraldo, zona Torre Angela, a quello di via Codirossoni. Quest'ultima struttura infatti è nuova e più funzionale, rispetto a quella gestita in affidamento diretto. Via Codirossoni invece, ex clinica usata poi per accogliere profughi, è risultata vincitrice di un bando europeo come struttura di accoglienza. Non un trasferimento da altri quartieri, ma un trasloco di tre chilometri.
Ad accogliere i rom, una settantina, scortati dalle forze dell'ordine, qualche centinaio di residenti inferociti. «Andate via», hanno urlato alcuni. «Basta con queste decisioni calate dall'alto», hanno protestato altri. «Qui prima c'erano gli africani - ha detto un residente - ora i rom. Basta! L'unica cosa da fare per liberarci del problema è dare fuoco alla struttura, e lo faremo».
Alcune decine di persone hanno tentato di impedire l'insediamento, fronteggiando gli agenti della Polizia municipale, dei Carabinieri e della Polizia. Altri cittadini hanno messo in mezzo alla strada tre cassonetti incendiandoli, rendendo necessario l'intervento dei Vigili del fuoco che hanno spento le fiamme. Sul posto anche agenti in tenuta anti sommossa.
Momenti di tensione quando un addetto si è avvicinato alla struttura portando panini confezionati alle famiglie rom. L'uomo, preso a spintoni, ha lasciato cadere le vivande. I manifestanti hanno immediatamente calpestato i panini per impedire che venissero raccolti e consegnati, al grido «Devono morire di fame!». Il trasferimento comunque è stato portato a termine nonostante le proteste violente. I consiglieri regionali del Lazio della Lega si dicono «solidali» con chi protesta, accusando la sindaca Virginia Raggi di «scaricare sulle periferie i mali di questa città» e chiedendo che «il versante est della Capitale venga "bonificato" al più presto». Sul posto sono arrivati militanti di CasaPound. Attivisti di Forza Nuova si sono detti pronti «a innalzare le bandiere nere e i tricolori dietro le barricate romane che resistono all'invasione e alla sostituzione etnica».