Senza strutture di trattamento, la crisi sarebbe scoppiata anche se non si fosse verificato l’incendio di un mese fa. L’aiuto 'esterno' durerà fino a primavera. Ma non c’è alcuna strategia a lungo termine Sono rimaste costantemente per strada 600 tonnellate ogni giorno. Così molto di tutto quello che i cittadini avevano comunque diviso è finito nel calderone dell’indifferenziata. La sindaca Raggi, alla ricerca di un sito di trasferenza, ora deve fare i conti con le proteste che M5s aveva alimentato quando era all’opposizione
Via Appia Nuova, giorno di San Silvestro, un camioncino dell’Ama, il cosiddetto 'squaletto', sta scaricando il suo contenuto nel grande autocompattatore. Sono sacchetti di rifiuti, raccolta differenziata che i romani malgrado tutto stanno facendo, ma che avendo trovato i cassonetti strapieni hanno lasciato a terra. Diventando così rifiuti indifferenziati che vanno ad intasare il sistema, mentre in questi giorni la raccolta differenziata è scesa addirittura del 20%. Perché quando c’è emergenza si perdono punti di differenziata. E Roma è in emergenza. Con 600 tonnellate di monnezza costantemente per strada. Lo è per l’incendio al Tmb del Salario, lo è per il previsto aumento della produzione nel periodo natalizio.
Ma questo calo potrebbe durare perché la difficoltà è cronica. 'L’Epifania tutte le feste si porta via', recita un vecchio detto. Ma a Roma non si porta via il problema dei rifiuti. Ora si confida nel fatto che dal 7 gennaio ci sarà un calo di produzione di 3-400 tonnellate al giorno. Ma non basterà. La situazione è ancora transitoria e precaria. Roma è stata aiutata dagli impianti di Aprilia, Colfelice e Viterbo. Ma la salvezza è stata soprattutto la discarica di Colleferro, che ingoia ogni giorno 1.100 tonnellate. Con questi accordi sarà possibile governare la crisi fino a marzo, ma poi ad aprile, inizio di un nuovo periodo di superproduzione, si presenterà intera la stessa situazione. Alla Rida di Aprilia i rifiuti potranno andare fino a marzo perché poi con l’inizio della stagione turistica in provincia di Latina, non avranno più disponibilità.
E la discarica di Colleferro se viene spinta ai livelli di riempimento attuali, non arriverà al 31 dicembre 2019, data ultima di autorizzazione regionale, ma si esaurirà prima. Fondamentale è così il Tmb di Rocca Cencia, assolutamente strategico, unico impianto pubblico di Roma, dopo l’incendio del Salario (gli altri due sono di Cerroni, anche se attualmente commissariati). Dal 2017 arriva un milione di tonnellate all’anno.
Ora un po’ di più. Ma fa solo un tritovaglio grossolano e svolge anche il ruolo di sito di trasferenza per circa 300 tonnellate, la metà di quelle che andavano al Salario. Rifiuti che arrivano coi compattatori, vengono rovesciati e poi ricaricati sui tir che li portano nei Tmb che 'soccorrono' Roma. Ma Rocca Cencia non basta. Così il comune ha proposto di realizzare un sito temporaneo di trasferenza a Ponte Malnome, grande capannone dell’Ama di 4mila metri quadrati, poco più di una tettoia, ma col pavimento impermeabilizzato e le canalizzazioni per il percolato. Può movimentare 5-600 tonnellate al giorno.
Tutto quello che andava al Salario. Tutte le città del mondo hanno delle piazzole di stoccaggio provvisorio e sono il polmone che ti salva nel momento in cui si ha bisogno. E infatti c’era un progetto di Ama del novembre 2013 presentato a Roma Capitale per un impianto da 2mila tonnellate da realizzare proprio a Ponte Malnome. Sarebbe costato appena 300mila euro, ma non si fece per le opposizioni locali. Ora in nome dell’emergenza si vuole fare quello al quale prima ci si era opposti. Lo hanno capito bene la sindaca Raggi e l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari, contestate nei giorni scorsi quando in un’assemblea pubblica hanno spiegato la necessità di utilizzare l’impianto per 180 giorni. La Regione lo ha autorizzato ma si riuscirà a superare la contrarietà dei meetup grillini? Un ragionamento che vale anche per il tritovagliatore di Ostia, tanto osteggiato dai M5s, fermo malgrado i rifiuti per strada. Ora si fa marcia indietro.
«Abbiamo sbagliato a dichiarare che non lo avremmo mai utilizzato – ammette Paolo Ferrara, ex capogruppo in Campidoglio e leader stellato a Ostia –. Ci risolverà un sacco di problemi». Ora si spera che finite le feste torni la normalità, per poter dire che la colpa è stata dell’incendio. Ma quello che è successo sarebbe successo comunque. E anzi l’incendio ha creato un vantaggio, perché altrimenti avremmo avuto file di compattatori, vasche piene, camion fermi, coi rifiuti per strada. E tutti avrebbero dato la colpa a Ama e al Comune. Ma siccome non si sta pensando a niente altro, il pericolo rimane incombente. Come dire 'passata la festa, gabbato lo santo'.