Il 52,7% della fascia più fragile a Roma vive in residenze provvisorie come Centri di assistenza temporanea, campi rom, dormitori. Nella foto, il campo rom di Castel romano - Sbrulli
Il problema casa a Roma affligge oltre 14 mila famiglie, di cui più di 3 mila in gravissima emergenza abitativa. È la fotografia che emerge dalle liste per l'accesso all'Edilizia residenziale pubblica di Roma. Ma è un'immagine probabilmente da rimettere a fuoco, perché la graduatoria, pubblicata a dicembre 2022 sul sito capitolino, è aggiornata a dicembre 2020. Un censimento datato, che - spiegano all'Assessorato al Patrimonio e alle politiche abitative - sconta un pesante arretrato di domande e documentazione, in gran parte in formato cartaceo. Il primo passo, dunque è l'informatizzazione di tutto il pregresso con una apposita task force di tecnici che ha un anno di tempo per concludere il compito. Obiettivo: pubblicare entro gennaio 2024 il nuovo bando con la rinnovata graduatoria - comprensiva anche delle domande in arrivo - e, con l'occasione, anche i nuovi criteri per accedere alle liste.
Oltre al via libera alla digitalizzazione delle graduatorie, l'altra novità sono gli identikit che appaiono da una prima sistematizzazione delle domande. Le 14.321 domande possono essere divise per fasce di punteggio: 1.509 quelle con 0 punti (elemento che fa pensare a possibili errori nella presentazione), 2.453 tra 1 e 10 punti, 3.622 tra 11 e 20, 3.696 tra 21 e 29. Infine 3.018 con più di 30 punti, la fascia più fragile che ha maturato il pieno diritto all'assegnazione.
Quali sono i profili di chi fa domanda per la casa popolare? Più che le percentuali generali di tutta la "torta" dei 14.321 richiedenti, forse è più interessante l'analisi della parte più in difficoltà, quella cioè dei 3.018 nuclei familiari della fascia sopra i 30 punti. Questa sezione rivela che si tratta di nuclei - in media - di 2,26 persone e 61 anni di età. Nel dettaglio, la fetta maggiore degli "over 30 punti", metà delle richieste (50,2%), è fatta di 1.517 nuclei composti da una sola persona, età media di 67 anni; a seguire le famiglie di 2 o 3 persone, 955 domande (32,6%) età media 58 anni; quella con 5 o più componenti, 489 famiglie (16,2%) e infine le famiglie di 4 persone che sono 57 (1%) con età media di 44 anni. Le cause del disagio? Delle 3.018 famiglie, in testa alla lista c'è la disabilità in 1.617 famiglie, il 53,6%, poi un reddito inferiore alla pensione minima in 1.590 nuclei, il 52,7%, quindi una residenza provvisoria, cioè Centri di assistenza alloggiativa temporanea (Caat), campi rom, dormitori pubblici per 1.499 nuclei, il 49,7%. Altro dato interessante nella fascia più fragile è la nazionalità: tra gli "over 30 punti" 1.855 sono nati in Italia (61,5%), mentre 1.163 sono stranieri (38,5%).
Di certo c'è che il disagio abitativo della Capitale, per anni sottovalutato, richiede un lavoro enorme, strumenti aggiornati e investimenti adeguati. L'assessore Tobia Zevi al Patrimonio e alle politiche abitative di Roma Capitale, 38 anni, ha obiettivi ambiziosi. Ma elenca risultati già realizzati: «In un anno abbiamo recuperato grandi arretrati nei pagamenti del "contributo affitto" - esemplifica - per circa 10 mila famiglie: abbiamo sanato i ritardi che risalivano al 2015, poi al triennio 2019/2021».
La fotografia del 14 mila nuclei in lista a Roma è reale? O è addirittura un dato sottostimato?
A Roma ci confrontiamo senza dubbio con una situazione di grande emergenza abitativa. Abbiamo bisogno di approfondire il tema, trovando gli strumenti statistici, culturali, sociali. Stiamo aggiornando tutto l'arretrato, per poi capire meglio la natura di questo disagio abitativo. Tutto ciò in vista di un nuovo bando, con criteri più adatti a interpretare il bisogno sociale. Alla fine del 2023 avremo finalmente disponibile lo stato delle domande in tempo reale.
I bisogni abitativi appaiono diversi. Le risposte del Campidoglio ne tengono conto?
Abbiamo tre linee di intervento fondamentali. Il primo è l'acquisto di nuove case popolari e la loro assegnazione: l'obiettivo è di 500 case comprate e assegnate entro il 2023. La Giunta Gualtieri nel 2022 - e questo è un altro importante risultato - ha già investito 220 milioni per acquistare case, altre centinaia nei prossimi anni. Oggi Roma Capitale ha un patrimonio di circa 25 mila case popolari, più altre 6 mila in affitto, cui vanno aggiunte altre 45 mila di proprietà Ater, l'azienda territoriale per l'edilizia residenziale, ma assegnate dal Comune di Roma. La seconda linea è la riforma del welfare abitativo, per avere uno strumento che ci consenta di intervenire in modo rapido di fronte all'emergenza. La terza è il lavoro sugli sfratti, una grande emorragia sociale, che possono e debbono essere gestiti e affrontati in tempo, di concerto con le altre istituzioni.
Ma com'è cambiato il disagio abitativo nella Capitale? E il Terzo settore, che ha già in atto buone pratiche, può essere coinvolto?
Dalla nostra fotografia emerge che abbiamo troppe case grandi e poche piccole. Da un lato possiamo incentivare le pratiche di co-housing e convivenza solidale, dall'altro procedere al frazionamento degli alloggi, che però richiede tempi e costi più impegnativi. E certamente ci sono esperienze del Terzo settore, spesso straordinarie, che mette in atto percorsi di accompagnamento per la coabitazione. Possiamo individuare assieme modalità dell'abitare, che cambino direzione ad anni di politiche abitative trascurate. E riducano la piaga drammatica della solitudine nella nostra città.