Scarpe nella polvere e in uno scenario spettrale. Liquido nero, oleoso, raggrumato, nauseabondo. Colato da bidoni tossici. Una cinquantina, a contarli per quanto si riesca, seppelliti qui probabilmente qualche lustro fa: 'Cava Montone', via della Barcaiola a Ercolano. Spaccati, divorati e corrosi dagli anni. Su alcuni c’è ancora (ben leggibile) la scritta Montedison, alcuni altri sono poggiati alle sponde laterali del cassone arrugginito di un camion, sotterrato insieme ai bidoni. Poco più in là una montagna di grandi pneumatici sporchi di terra e ormai quasi accartocciati su se stessi, saltati fuori – anche questi – dagli 'scavi' di pochi giorni fa.
SCAVARE NEI CUORI «Oltre a scavare nel terreno, bisogna cominciare a farlo nei cuori e nelle coscienze delle persone – sussurra don Marco Ricci, parroco di 'Santa Maria della Consolazione' a Ercolano –, tutte quelle che conoscono le verità nascoste». E, lentamente, sta accadendo. Don Marco, insieme a don Giorgio Pisano, parroco del 'Sacro Cuore' a Portici, e a don Stefano Lanza, parroco del 'Sacro Cuore' a Ercolano, chiedono già da un po’ ai loro parrocchiani di raccontare quel che sanno sugli sversamenti dei decenni scorsi. Anche a loro, anche confidenzialmente. Per scoprire cosa ci fosse a Cava Montone è andata proprio così: «Una persona anziana è venuta a confidare a me e a don Giorgio di questo luogo e cosa sapeva vi fosse stato interrato – spiega don Marco –. Poi abbiamo presentato denuncia alle forze dell’ordine, che sono venute a scavare e hanno trovato quel che vedi». Quella persona è stata solo la prima. I due sacerdoti hanno già avuto, sempre confidenzialmente, altre due segnalazioni.
LAVA E TUFO Del resto in questa zona «sono state sversate migliaia di tonnellate di rifiuti tossici e speciali – racconta don Giorgio –, ma la gente è ancora molto omertosa. Ci sono state persone che negli anni Ottanta fecero seppellire rifiuti tossici persino nella propria terra, queste stesse persone adesso stanno morendo di cancro». Sono preti giovani, ma non vogliono arrendersi. A Cava Montone «è stato sversato il peggio del peggio – continua il parroco del 'Sacro Cuore' a Portici –, e pensare che questa cava di pietra lavica era stata svuotata dai maestri scalpellini delle nostre zone». Una cava lunga profonda cinquanta o sessanta metri, gran parte dei quali ricoperti di vegetazione, lunga oltre un centinaio. Le cui pareti sono maestose e suggestive, poiché, dal basso verso l’alto, ci sono metri e metri di roccia tufacea e poi, salendo ancora, altrettanti di pietra formatasi appunto con le colate laviche del Vesuvio.
COSA CI SARÀ A DIECI O QUINDICI METRI? Sarebbe necessario sistemare «da queste parti anche le telecamere, per monitorare questo territorio – aggiunge don Stefano, sconsolato –, perché molto probabilmente ancora oggi continuano a sversare...». Ed effettivamente ci sono tracce relativamente fresche di ruote di camion e certi rifiuti non possono essere gettati qui troppo lontano nel tempo. Con quanto è venuto fuori, la Procura ha immediatamente e inevitabilmente sequestrato l’area. Continuiamo a camminare. Altra polvere si spinge in gola, molti scarti di materiale edilizio, plastica, rifiuti di ogni genere e sterpaglie che rendono inaccessibili alcuni posti. Affiora d’improvviso qualcosa dei resti di un’antica villa romana interamente sepolta dalla vegetazione. È tutto appare sempre più spettrale. Surreale. Bidoni tossici e copertoni li hanno trovati scavando in un paio di punti e andando a fondo appena per quattro o cinque metri, chissà cosa si scoprirebbe se lo facessero spingendosi fino a quattordici, quindici o magari anche venti...