La Corte di Cassazione - Ansa
Un ordine del giorno per impegnare il governo a smaltire l’enorme arretrato di ricorsi pendenti e tre interrogazioni parlamentari rivolte alle ministre della Giustizia e dell’Interno. Sono i primi ingranaggi, sul piano politico, messi in moto dall’inchiesta giornalistica pubblicata martedì da Avvenire, in cui si denuncia – attraverso le voci di richiedenti asilo, magistrati e avvocati – la sconcertante giacenza di cause (100mila nei tribunali di primo grado e 15mila in Cassazione) in materia di protezione internazionale, con tempi giudiziari d’attesa di 1.200 giorni per ogni profugo ricorrente, a fronte dei 120 giorni previsti dall’Ue. «Grazie ad Avvenire e ai magistrati di Area per aver sollevato il velo su questo vulnus.
Serve un intervento normativo sui ricorsi. Abbiamo superato i decreti Salvini, dunque molti di essi non hanno più senso di esistere – osserva la deputata del Pd Laura Boldrini –. Presenterò un ordine del giorno alla riforma della giustizia, quando arriverà all’esame dell’Aula, per chiedere al governo di dare risposta alla situazione».
Quanto «raccontato da Avvenire descrive uno scenario al limite dello Stato di diritto – considera Carmelo Miceli, avvocato e deputato dem –. Depositerò un’interrogazione ai ministri Cartabia e Lamorgese per sollecitare il tema nell’agenda di governo». Per Leu, parlano Stefano Fassina e Nicola Fratoianni: «Ben 115mila stranieri sopravvivono in Italia sospesi in una sorta di limbo giudiziario – argomenta Fassina – . Abbiamo presentato un’interrogazione alle ministre Cartabia e Lamorgese per sapere come intendono affrontare l’emergenza e per sapere se il governo progetta un potenziamento delle risorse». E Fratoianni ringrazia «l’inchiesta del quotidiano e il rapporto dei magistrati di Area. Pochi ne parlano, ma è una questione enorme».