Il governo boccia l’istituzione del registro dei tumori in Campania. «Costa troppo», è in sintesi la motivazione della decisione che blocca uno strumento atteso da anni e fondamentale per combattere le conseguenze sulla salute dell’inquinamento, in particolare quello dei roghi dei rifiuti. Monta la protesta dei comitati di cittadini della "terra dei fuochi" (ieri si è svolta una manifestazione a Napoli). Ma la Regione questa volta non intende mollare. E il presidente Stefano Caldoro si appresta ad approvare un decreto che potrebbe superare, almeno temporaneamente, le contestazioni del governo.Il registro è un preziosissimo strumento di monitoraggio e di raccolta dei dati sulle patologie tumorali, ed è essenziale, spiegano scienziati e ricercatori, per analizzare le correlazioni con i fenomeni di inquinamento. E necessario anche per provare, in sede giudiziale, le conseguenze penali dell’inquinamento. Infatti, spesso, gli inquinatori la scampano proprio per questo.Il registro esiste in molte regioni ma non in Campania, malgrado sia la regione sicuramente più violentata da veleni di tutti i tipi, frutto spesso degli affari della criminalità organizzata. In realtà ne esistono di parziali, uno per la provincia di Salerno (che è però la più virtuosa in tema di rifiuti) e uno della ex Asl Napoli 4, relativo a 34 comuni nell’area nord della provincia: in tutto un milione di abitanti sui sei dell’intera Campania, decisamente insufficienti. Nel 2007 una delibera regionale stanziò 2,5 milioni per istituirne finalmente uno completo, ma la legge istitutiva è arrivata solo lo scorso 10 luglio. Ed è proprio quella sulla quale si calata la scure del governo che nell’ultimo Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare il provvedimento davanti alla Corte costituzionale perché «contiene alcune disposizioni in contrasto con il piano di rientro dal disavanzo sanitario» (la Campania è, infatti, tra le regioni commissariate per questo deficit).Ad essere contestato dal governo è, in particolare, l’articolo 7 della legge che prevede tutta una serie di spese, dall’acquisto di beni e servizi alla pubblicazione di atti e ricerche, (i componenti del comitato tecnico scientifico invece lavoreranno a titolo gratuito). In tutto i fondi per il funzionamento della legge arrivano a 1,5 milioni, decisamente poco per una regione che ha ancora un passivo per il settore sanitario di 250 milioni. Eppure evidentemente abbastanza per provocare lo "stop" del governo. E questo malgrado la gravissima emergenza sanitaria nella "terra dei fuochi", che
Avvenire ha raccontato in questi mesi. E mentre si attende per il 28 settembre l’esito dell’indagine della task force istituita dal ministro della Salute, Renato Balduzzi proprio sull’incidenza dell’inquinamento dei roghi sul numero di tumori nell’area tra le province di Napoli e Caserta. Dati che saranno comunque parziali, proprio per la mancanza del registro, come ha sottolineato lo stesso ministro.Ma dalla regione si corre ai ripari. «Interverremo subito con un decreto commissariale», annuncia il presidente Caldoro, anche nella sua veste di commissario al rientro dal disavanzo sanitario. Così, dopo aver consultato in tempi brevi gli esperti della struttura commissariale, nelle prossime ore firmerà un provvedimento che renderà comunque operativo il registro, almeno in attesa della decisione della Consulta o di una modifica della legge regionale, per venire incontro alle contestazioni del governo. Le risorse dovrebbero essere reperite d’intesa coi ministeri dell’Economia e della Salute, proprio per superare la bocciatura. Basterà? E, soprattutto, riuscirà a far decollare davvero il registro?