Impotenti. E stanche di attendere le mosse del governo. La battaglia delle Regioni contro l’azzardo è cominciata così: dati alla mano (con la ludopatia che prosciuga le casse della sanità locale e le sale slot che affollano come cavallette le vie dei centri storici) e bandiere politiche nell’armadio (visto che il gioco è odioso proprio per tutti). Con un esempio efficace da seguire: il percorso intrapreso già nel 2010 dalla Provincia autonoma di Bolzano, che con la legge n.13 ha – prima in Italia – introdotto il limite per l’apertura di sale slot di 300 metri da scuole, chiese e ospedali, evidenziando la potestà legislativa regionale o provinciale in materia di salute pubblica.Ieri anche la Puglia ha fatto un passo in avanti nella direzione di una normativa contro l’azzardo (vedi pezzo a fianco), ma sono molte ormai le Regioni che si sono attrezzate per risolvere il problema della ludopatia. Da sole.Sulla carta, la prima a muoversi è stata la Liguria: la Regione ha stabilito già nel 2012 alcune norme per la disciplina delle sale da gioco, la cui ubicazione non deve essere in un raggio inferiore i 300 metri da luoghi considerati “sensibili”. L’esempio seguito è proprio quello di Bolzano, sulla cui legittimità nel frattempo si è espressa anche la Corte Costituzionale. La legge ligure prevede anche che i vari Comuni possano autonomamente determinare altri luoghi ritenuti sensibili, non concedendo l’autorizzazione per l’apertura delle sale da gioco: ma quando il Comune di Genova nell’aprile scorso vara un regolamento che prevede norme restrittive per l’insediamento di quest’ultime, la lobby dell’azzardo si ribella e presenta 13 ricorsi al Tar (proprio per oggi è fissata l’udienza).Ai primi di luglio 2013 anche l’Emilia Romagna batte un colpo: l’assemblea legislativa regionale approva all’unanimità la proposta di legge per il contrasto al gioco d’azzardo e alle conseguenze personali e familiari. Il testo assegna ai Comuni la possibilità di dettare indicazioni sulla localizzazione delle sale da gioco e definisce gli strumenti per il contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza in collaborazione con scuole, enti locali, Ausl, Terzo settore e associazioni. La Regione decide poi di rilasciare poi un marchio (Slot freE-R) ai gestori di esercizi commerciali che scelgano di non installare apparecchiature per il gioco d’azzardo.Il 25 luglio tocca al Lazio: il Consiglio regionale, anche qui all’unanimità, approva le Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico. La legge disciplina la collocazione delle sale da gioco e anche qui viene istituito il marchio regionale "Slot free-RL", ma fa un passo avanti: sancisce cioè il divieto di pubblicizzare l’apertura o l’esercizio di sale da gioco e obbliga i gestori a esporre all’ingresso dei locali e sui relativi apparecchi materiale informativo sui rischi correlati e sui servizi di assistenza presenti sul territorio. Viene anche insediato un Osservatorio regionale sul fenomeno del gioco d’azzardo, col compito di verificare l’impatto delle politiche di contrasto e redigere un rapporto annuale.Il 9 ottobre è il turno della Toscana: ai divieti e alle misure previste altrove, qui si prevedono «contributi» agli esercizi commerciali e ai circoli che rimuoveranno dai locali gli apparecchi per il gioco (mentre chi li manterrà dovrà pagare un’Irap maggiorata dello 0,1%). A metà ottobre arriva la Lombardia. Il capitolo più innovativo della nuova legge è la tassazione degli esercenti: viene stabilito che quelli che provvederanno volontariamente alla completa disinstallazione degli apparecchi da gioco avranno uno sconto sull’Irap dello 0,92 per cento per 4 anni a decorrere dal 1° gennaio 2014. Al contrario, gli esercizi che continueranno ad ospitare le macchinette pagheranno più tasse. Lo 0,92 per cento dell’Irap per lo stesso periodo. Il maggior gettito fiscale sarà devoluto alle Asl per finanziare le cure contro la ludopatia. Viene predisposto anche un nuovo marchio “No slot” da esporre negli esercizi che rinunceranno ad ospitare le slot machine. Anche Piemonte e Sardegna si stanno muovendo. La strada è segnata. Ora tocca a Roma.
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