martedì 12 maggio 2015
La Gran Bretagna ribadisce la contrarietà alla ripartizione dei profughi: no a un sistema che non sia di tipo volontario. Il Quirinale: necessario il coinvolgimento dei libici. Madrid: questo è il momento dell’azione. Domani si decide.
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L’Europa dovrà essere all’altezza del suo ruolo sul fronte della migrazione. Mentre la Commissione Europea sta limando la comunicazione per un’Agenda europea per la migrazione, che sarà presentata domani, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita a Madrid, lancia un chiaro messaggio. «Credo – ha detto – che nessuno possa nascondersi quanto sia importante per l’Europa essere all’altezza del proprio ruolo, dovrà affrontare in modo intelligente il tema delle migrazioni ». Mattarella è in Spagna per incontrare i vertici di Madrid, il re Felipe IV e il premier Mariano Rajoy. Fonti italiane hanno parlato di «piena convergenza » tra Italia e Spagna sul fronte dell’immigrazione, «questo è il momento dell’azione, basta parole » ha detto Rajoy. La Spagna, insomma, è con l’Italia, anche se restano alcuni dubbi – fonti diplomatiche avvertono che Madrid (che pure ospita sul suo territorio appena 5.600 richiedenti asilo), punterà a sottolineare gli sforzi fatti per contenere la pressione migratoria – via terra – sulla sua exclave di Ceuta in Nord Il Capo dello Stato ha precisato che per trovare una soluzione alla crisi libica occorre «ascoltare i libici. Occorre il loro consenso. Non sia fatto nulla che sia contro i libici». «Prima – ha avvertito intanto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano – l’Europa dimostri di essere aperta e solidale perché sin qui abbiamo fatto tutto da soli. Abbiamo avuto il primo segno della presenza dell’Europa con l’operazione Triton. Ora l’Europa dimostri di essere veramente con la coscienza scossa e gli occhi aperti».Certo è che la discussione è partita a tutti i livelli politici in Europa, soprattutto dopo la diffusione di una bozza della comunicazione della Commissione. Diffusione che non è piaciuta a Bruxelles, «il testo cambia e cambierà di continuo fino a mercoledì – ha avvertito il portavoce Margheritis Schinas – fossi in voi starei molto attento». Già in occasione del summit straordinario a metà aprile il cancelliere tedesco Angela Merkel si è chiaramente posizionata a favore delle quote, ieri si fatto sentire il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, intervistato dalla radio Rtl, ha detto che la Francia giudica 'normale' che ci sia «una ripartizione delle quote di immigrati fra i diversi paesi dell’Unione europea». Segnali di forte sostegno sono giunti anche dall’Austria e dalla Svezia. Il grande problema però è la Gran Bretagna, contrarissima alle quote. «Il Regno Unito – ha detto un portavoce del ministero dell’Interno – ha una orgogliosa storia di asilo offerto ai bisognosi, ma non riteniamo che un sistema obbligatorio di ricollocamento (dai Paesi Ue più esposti, ndr) sia la risposta. Ci opporremo a qualsiasi proposta della Commissione di introdurre quote non volontarie ». Molto starà nel modo in cui sarà disegnata davvero la strategia. In effetti la Gran Bretagna (con Danimarca e Irlanda) gode proprio sul fronte del settore Giustizia e Affari interni, incluso la politica comune di asilo, di una 'clausola di eccezione' inserita esplicitamente nel trattato Ue. Si tratterà di garantire a Londra che possa usarlo anche per le quote. Londra punta alla lotta ai trafficanti, non a caso è coinvolta in prima linea nella stesura di bozza di risoluzione Onu che dovrebbe consentire interventi contro di loro e le loro imbarcazioni. E sostiene il rafforzamento della presenza di navi militari nel Mediterraneo nella missione Triton. I tempi sembrano allungarsi: sia il triplicamento dei fondi, sia la modifica del mandato operativo della missione non sono infatti ancora ultimati. «Contiamo di arrivarci entro fine mese», dice una portavoce. Bruxelles ha da giorni annunciato l’estensione dell’operazione da 20 miglia marine a 30, in coordinamento con gli italiani. Già una settimana fa il ministro degli Esteri Gentiloni aveva detto che «l’Italia ha bisogno di misure significative».
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