«No, quel testo, così com’è, non va proprio...». Parlamentare col centrodestra per quattro legislature, un anno fa Alfredo Mantovano è rtornato in magistratura e oggi è giudice in Corte d’Appello a Roma. Già sottosegretario al ministero dell’Interno, si è occupato a lungo di politiche antimafia e contrasto al narcotraffico. Per tutto il mese di aprile, seppur a distanza, ha seguito con attenzione i lavori di Montecitorio sul dl Lorenzin: «I relatori sostengono di aver fatto un buon lavoro. Ma secondo me quelle modifiche lo hanno fortemente peggiorato».
Per quali motivi? Intanto, da ex parlamentare, una notazione sul metodo. Perché, nonostante diversi esperti ascoltati dalle due Commissioni abbiano rimarcato la pericolosità dei potenti principi attivi di Cannabis e suoi derivati, alla fine si è scelto di includerla nella tabella II, nel disprezzo dei dati oggettivi esposti nelle audizioni?
E da magistrato, quali timori ha? Si faranno passi indietro rispetto alla Fini-Giovanardi. ponendo le condizioni perché riprendano a crescere i consumi di droga e i decessi per uso di stupefacenti, calati a partire dal 2007, e perché ci siano meno incentivi ai recuperi, aumentati da quell’anno.
E la parte sanzionatoria? Anche quella non va. L’emendamento del governo che abbassa la pena per il traffico e lo spaccio di «lieve entità» avrà la conseguenza di rendere non più obbligatorio ma facoltativo l’arresto in flagranza dello spacciatore. E c’è poi la questione della quantità.
Cioè? La Fini-Giovanardi fissava limiti certi, con un decreto del ministero della salute, oltre i quali non era uso personale ma reato. Un emendamento del Pd affianca ora criteri ambigui, come le modalità di presentazione della droga o il suo confezionamento frazionato. Con una norma simile, anche la 'dama bianca', fermata a marzo a Fiumicino con chili di cocaina, non frazionati né in dosi, potrebbe affermare che sia per uso personale ed essere dichiarata non punibile.