mercoledì 31 luglio 2024
Al lavoro sui campi, fianco a fianco, detenuti e volontari. È l'iniziativa promossa da Libera nel carcere “Novelli” di Carinola, in provincia di Caserta. Non era mai successo
Il recupero dei detenuti parte dal lavoro (condiviso) sulla terra
COMMENTA E CONDIVIDI

Lavorare sui campi, fianco a fianco, detenuti e volontari. È il campo di lavoro promosso da Libera nel carcere “Novelli” di Carinola nel Casertano. Non era mai successo. È infatti, il primo promosso dall’associazione guidata da don Luigi Ciotti, in un istituto penitenziario. Dal 29 luglio al 3 agosto 16 persone provenienti da tutta l’Italia lavoreranno sui terreni agricoli del carcere e si confronteranno coi detenuti. Un’iniziativa resa possibile grazie all’impegno molto convinto del direttore del carcere, Carlo Brunetti, e della cooperativa sociale “La strada” che hanno già realizzato il progetto “C.R.eA. - Coltivare responsabilità e alternative in agricoltura” per rendere produttivi i terreni dell’istituto penitenziario e attivare un laboratorio di trasformazione dei prodotti agricoli. Il carcere era infatti nato proprio come colonia agricola ma poi nel tempo era stato trasformato in un penitenziario vero e proprio, anche di massima sicurezza, e l’attività sui campi mai pienamente realizzata.

I campisti dormiranno nella foresteria del carcere e lavoreranno al fianco dei detenuti che ora partecipano al progetto “C.R.eA.”, coordinato dalla cooperativa sociale “Terra felix”. Durante la loro permanenza a Carinola entreranno in contatto con i temi della giustizia riparativa, dell’economia sociale, dell’inclusione, conoscendo le più importanti sfaccettature del carcere, come luogo di opportunità di ripartenza per persone che vogliono costruire un futuro diverso. Così sono previsti incontri col direttore, con la cooperativa “La strada”, con l’educatrice del carcere Paola Freda, con la Provveditrice delle carceri campane Lucia Castellano, con le associazioni Antigone e Libera, col Garante delle persone ristrette in Campania Samuele Ciambriello, con l’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) e con la cooperativa sociale Lazzarelle, che opera da anni con successo nel carcere femminile di Pozzuoli coinvolgendo le detenute in iniziative di lavoro vero, come la produzione dell’ormai famoso caffè che porta il nome della cooperativa.

Molto forte sarà poi la testimonianza di Bruno Vallefuoco, padre di Alberto, vittima innocente della camorra, ucciso per errore assieme a due amici, che da anni ha scelto di portare la sua storia all’interno delle carceri. È prevista anche una partita di calcio tra campisti e detenuti, e la visita al bene confiscato “Antonio Landieri” di Pugliano di Teano, dove la cooperativa “La strada” coltiva i prodotti che saranno trasformati nel laboratorio del carcere, come le nocciole e i ceci (c’è anche un essiccatore). Mentre altri prodotti, come pomodori, zucchine, melanzane, e varia frutta vengono dai terreni coltivati nelle carceri di Aversa, Arienzo e Secondigliano, anche loro parte del progetto, che vede la partecipazione di Coldiretti, della cooperativa “L’uomo e il legno” e delle aziende agricole “Naturiamo” e “Riusciamo”. Intanto sui campi del carcere, dove i campisti lavoreranno assieme ai detenuti, crescono le prime zucche e “baby angurie” biologiche, grazie anche alla pacciamatura realizzata con teli in plastica compostabile e biodegradabile realizzata anche grazie all’olio di semi di cardo coltivato dalla cooperativa “Terra felix” sui terreni di Santa Maria La Fossa confiscati al boss del clan dei “casalesi” Francesco Schiavone “Sandokan”. Dove si coltivano anche funghi cardoncelli, anche questi destinati al laboratorio del carcere di Carinola. Un cerchio che si chiude, in nome della restituzione, della riparazione di una nuova vita.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: