Sono almeno 5 milioni gli italiani che soffrono di fobie, cioè "una paura che si esprime in forma patologica". A fare il punto è Giampaolo Perna, psichiatra e primario della clinica Villa S. Benedetto Menni di Albese con Cassano (Como), in occasione del convegno Piccole Paure, organizzato da Foripsi onlus attraverso il progetto Fidans, che si apre domani alla Biblioteca comunale di Erba."La paura è una delle emozioni più importanti per aiutarci a difendere la nostra vita e quella dei nostri cari da pericoli - spiega -. Ci permette di reagire e scegliere se affrontare la situazione, fuggire o non fare nulla, rimanendo immobili. Non avere paura ci espone a pericoli e rischi che possono costarci la vita". Quando però la reazione di paura è esagerata rispetto al pericolo, ecco che diventa nemica e patologica, quindi una vera e propria fobia: "avere paura di fronte a un leone fuggito dallo zoo è normale - precisa - fuggire terrorizzati di fronte a un barboncino no".Le fobie sono numerosissime. Tra le più comuni ci sono quelle degli animali (insetti, ragni, felini), la claustrofobia (luoghi chiusi), l'agorafobia (spazi aperti), la fobia delle altezze e del buio, la fobia dei temporali, la fobia del sangue e del vomito. "Il più colpito è il sesso femminile - conclude Perna - Si può curare la fobia sia con la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che con farmaci che modulano la serotonina, utili soprattutto in quei casi dove le fobie nascono dagli attacchi di panico. Attualmente sono in fase di sviluppo terapie farmacologiche, che unite alla terapia cognitivo-comportamentale, ne potenziano l'efficacia e consentono di superare il disturbo in tempi del 30-40% più veloci". "Chi soffre di fobie in modo patologico, riceve spesso una diagnosi scorretta. Cosa che avviene nel 50% dei casi", ha spiegato poi Giampaolo Perna. che è anche direttore del Centro Europeo per i disturbi d'ansia ed emotivi (Cedans) di Milano. "Quello che accade - rileva lo psichiatra - è che molte persone, coscienti di avere una fobia, si rivolgono subito al neurologo o lo psicologo, e non allo psichiatra, che può invece capire se la paura nasce da una patologia o meno. Una volta fatto questo, è lo psichiatra stesso che invia il paziente allo psiCologo per iniziare la terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio". Ora si è scoperto che "l'agorafobia può essere legata ad alcune disfunzioni del senso dell'equilibiro - continua Perna - mentre la claustrofobia a sottili alterazioni del sistema cardio-respiratorio. Insomma, a volte possono esserci anche dei fattori fisici all'origine delle fobie, che è lo psichiatra a poter rilevare, non lo psicologo. Non rivolgersi subito allo specialista giusto fa perdere del tempo o può portare a diagnosi erronee".