Esodo. Profughi ucraini al confine con la Moldavia, a Palanca - ANSA
È l’esodo dei bambini soli, dei ragazzi disabili, degli anziani. Più passano i giorni, più l’umanità che sta scappando dall’Ucraina prende la forma delle persone fragili. Lo raccontano le cronache, lo testimonia il lavoro dei volontari, lo conferma la politica. Ieri al porto di Isaccea, una cittadina che si trova in Romania, a pochi chilometri dal teatro di guerra sono arrivati 122 bambini tra i 10 e i 15 anni, provenienti da Odessa.
Erano a bordo di una nave battente bandiera ucraina: del gruppo facevano parte 66 minori con disabilità locomotorie, ospiti di un istituto nella città portuale. Erano accompagnati da un gruppo di persone adulte. «L’Ucraina ha chiesto al nostro governo, in particolare al ministero della Famiglia e dell’Infanzia, un aiuto per accogliere questi bambini e abbiamo cercato di fare il massimo – ha spiegato chi li ha accolti a nome delle autorità locali –. È stato un momento di particolare emozione anche per noi, così come quando arrivano donne molto giovani con bimbi piccoli».
La contabilità dei profughi lascia il tempo che trova, ma certo impressiona la crescita dei numeri: sono oltre due milioni le persone in fuga da Kiev e il 50% è costituito da bambini. «È una prima volta buia nella storia» ha detto James Elder, portavoce di Unicef. La maggior parte dei profughi è arrivata in Polonia (1,2 milioni) più di 191mila in Ungheria e oltre 140mila in Slovacchia. In Italia ne sono già stati accolti 21.095, dei quali 4mila solo nella giornata di ieri.
Lunedì sera è stato lanciato un ponte umanitario per portare via dall’Ucraina i bambini orfani. Lo hanno attivato decine di associazioni polacche che da giorni organizzano treni e pullman per cercare di far uscire decine di migliaia di minori non accompagnati. Le loro famiglie li hanno lasciati partire perché gli adulti dovevano restare per arruolarsi (se maschi) oppure perché non potevano lasciare senza assistenza i nonni (le donne). Altri sono stati abbandonati, altri ancora hanno tentato la fuga da soli.
In Polonia ne sono già arrivati diverse migliaia e il governo, in collaborazione con la Caritas, ha allestito un centro di accoglienza nel sud del Paese dove i piccoli vengono registrati e poi smistati in tutta la Polonia. «Sono stanchi, impauriti e hanno vissuto un doppio trauma, quello dell’abbandono e quello della guerra» dicono i volontari che si occupano di loro. «Questi bambini devono poter andare a scuola, poter vivere una vita più o meno normale e questo è urgente. Dobbiamo sostenere in maniera urgente i bambini che scappano dalla guerra e dobbiamo garantire di poter fornire sostegno ai bambini più vulnerabili» ha detto la commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson intervenendo al Parlamento europeo.
Sulla strada e nei centri si incontrano poi mamme con i figli piccoli, portati in braccio o affidati ai fratelli, nipoti che accompagnano gli anziani per superare i crateri lasciati dalle bombe, mentre ai volontari delle Ong vengono affidati i piccoli pazienti malati perché li mettano in salvo. Proprio ieri dalla Casa della Misericordia di Chortkiv, in Ucraina, sono state evacuate 15 mamme con i loro bambini. Direzione Polonia. Nella struttura, gestita dalla Fondazione Don Gnocchi, sono rimasti adesso 24 bambini e 19 tra adulti e operatori dello staff.
Ieri intanto il Tavolo Asilo e immigrazione, cui fanno capo 32 organizzazioni nazionali, ha scritto al governo chiedendo «il riconoscimento della protezione temporanea anche alle persone che sono fuggite nelle settimane precedenti il 24 febbraio 2022 o che comunque in tale data già si trovavano nel territorio dell’Unione». L’ambasciata d’Ucraina in Italia, invece, ha aperto un conto corrente speciale per la raccolta delle donazioni a sostegno dei «gruppi più sensibili dei cittadini ucraini: anziani, bambini, persone che necessitano cure mediche urgenti, persone in ricerca d’asilo».