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Il ricordo di un europeista convinto come David Sassoli è per l’ex premier Romano Prodi l’occasione per dare un indirizzo al Pd su quale spirito deve animare le prossime elezioni europee e quale Europa è necessario ricostruire. Già ieri sera durante una trasmissione tv il fondatore dell’Ulivo aveva dato un suggerimento alla segretaria dem Elly Schlein, in scaletta dopo di lui. «Candidarsi dove tu sai che non andrai, svilisce la democrazia. La destra lo può fare, ma non un partito riformista e democratico. La squadra per andare a Bruxelles deve essere una squadra operativa con dei capilista e con giovani che imparano», aveva sottolineato sulla possibilità della “finta” candidatura di Schlein a Bruxelles.
Le elezioni europee, insomma, sono una cosa serie e non si può svilire l’importanza di questo voto. Un concetto ripetuto anche stamane in Campigoglio, nel convengno in ricordo di Sassoli in cui in sala è presente Elly Schlein. Il grande compito delle prossime europee, infatti, è «fare una squadra per tornare ad agire. Sarà questo il compito dei nuovi europarlamentari: far di nuovo contare l'Ue – spiega Prodi - E non è semplice perché il nazionalismo esiste ancora. La gente non ama l'Europa che non agisce». L’esempio di David Sassoli in questo contesto aiuta. Lui, ricorda, «ci ha insegnato che i principi sono importanti, però se questi non vengono tradotti in azioni dalle strutture politiche, poi rimangono parole. Il fatto che l'unica mediazione per la pace in Ucraina è stata fatta dalla Turchia mi ha fatto sentire umiliato. I principi devono avere qualcuno che sia capace di difenderli».
E di difenderli per un lungo periodo, anche perché – continua Prodi - «il problema vero della democrazia è che ci sono elezioni continue, campagne elettorali infinite e così si lavora sempre sul breve periodo e questo non è possibile». Questo si nota già quest’anno, dove «noi viviamo in una democrazia totalmente pre-elettorale. Manca più di un anno alle elezioni americane ma tutto, dall'Ucraina al Medio Oriente, tutto è condizionato. Vince Biden? Vince Trump? Ma attenzione che così si va verso la fine della democrazia». Infine il Professore traccia anche l’orizzonte in cui dovrebbe muoversi la sinistra e torna sul ruolo dei cattolici in politica. «Il nostro punto di riferimento è il riformismo e non c'è la possibilità di un governo riformista che non sia pluralista. Non parlo del ritorno all'Ulivo – precisa subito Prodi - ma tutti i governi, Germania compresa, sono fatti da più partiti. I cattolicissimi in questo devono essere il lievito». Ancor più perché oggi, aggiunge, «c'è il grande richiamo del Papa, non solo ai cattolici, ma un richiamo universale: maggiore equità e maggiore pace. Non è ancora scattato, però, il lievito sociale per recuperare questo lievito comune».
Poi al termine della mattinata la precisazione. Il ragionamento delle candidature non era espressamente indirizzato alla segretaria dem, ma aveva una valenza più ampia. Per Romano Prodi è «un discorso generale» che «vale per tutti: se ci metti cinque candidature e ne scegli una vuol dire che alle altre quattro non ci vai. In alcuni casi non ci vai proprio. Questo è un vulnus per la democrazia». A chi poi gli chiede se questo sia uno stop ad una possibile candidatura di Elly Schlein alle europee, risponde: «Io non stoppo nessuno, ho parlato di candidature multiple. È un serio principio di democrazia. Se continuiamo a indebolire la democrazia in tutti i suoi aspetti, poi non ci lamentiamo se arriva la dittatura perché se risolve più problema la dittatura della democrazia, poi vince la dittatura».