lunedì 13 febbraio 2012
Condannati il magnate svizzero Schmidheiny e il barone belga Carthier. I due, già a capo della multinazionale dell'amianto, erano accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. I risarcimenti: 25 milioni per il Comune di Casale, 20 per la Regione Piemonte e 30 mila euro per ogni vittima. L'arcivescovo di Torino: siamo vicini ai familiari.
Sentenza davvero storica di Antonio Giorgi
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Si è concluso con la condanna a 16 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga Louis Carthier il processo Eternit. I due, entrambi ex vertici della multinazionale dell'amianto, erano accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. Per loro il giudice Casalbore, dopo aver disposto la condanna a 16 anni, ha anche deciso l'interdizione dai pubblici uffici.È stato stabilito un risarcimento di 25 milioni per il Comune di Casale.
Dopo aver pronunciato la sentenza di condanna per i due imputati, il giudice Giuseppe Casalbore ha letto i risarcimenti decisi per le parti civili, in particolare ha elencato tutti i familiari delle vittime per le quali la Corte ha stabilito un risarcimento di 30mila euro per ogni congiunto. Per alcuni ammalati la Corte ha stabilito 35mila euro di risarcimento. La Corte ha poi deciso un risarcimento di 100 mila euro per ogni sigla sindacale, 4 mln per il Comune di Cavagnolo, 20 milioni per la Regione Piemonte e una provvisonale di 15 mln per l'Inail."È una sentenza che senza enfasi si può definire davvero storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici". Così il ministro della Salute, Renato Balduzzi, appresa la sentenza del Tribunale di Torino sulla vicenda Eternit. "Sotto il profilo sociale corona una lunga battaglia che ha visto fianco a fianco la Repubblica, nel senso di tutti i livelli istituzionali da quelli locali a quelli nazionali, e il pluralismo sociale, in particolare le forze sindacali e l'associazionismo dei familiari delle vittime - prosegue il ministro- è stata una battaglia comune, e ad essa si deve l'aver tenuto desto il problema, anche quando sembrava finiresottotraccia"."Ma la battaglia contro l'amianto - sottolinea - non si chiude con una sentenza, sia pure una sentenza esemplare, ma continua nell'attività amministrativa e nell'impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale. La sentenza di Torino conferma che l'Italia sta facendo la sua parte"."Un atto di giustizia che ci aspettavamo tutti": il vescovo di Casale Monferrato, mons. Alceste Catella, commenta così la sentenza di Torino sulla vicenda Eternit.
 
"Si tratta di una sentenza che restituisce ai cittadini la percezione di una giustizia attenta e vicina e sottolinea anche una precisa via da seguire: è la persona, ogni persona, il centro della vita sociale e tutelarequesto valore nell'ambiente di vita o di lavoro non può mai essere solo un costo o un obbligo". È quanto afferma l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia in merito alla sentenza Eternit. "Le tante persone morte a causa dell'amianto e della superficialità e incuria con cui nel passato si è gestito questo problema sono un peso troppo grande. Anche per questo, - prosegue l'arcivescovo di Torino -  oggi, ci sentiamo vicinialle famiglie e comunità che hanno lottato in questi anni per avere giustizia e, in particolare, a quelle che, anche se confortate da questa sentenza favorevole, vivono con rinnovato dolore la mancanza dei propri cari". "Prego per loro il Signore- conclude monsignor Nosiglia - affinchè dia conforto e forza per guardare avanti con rinnovata speranza in Lui e per continuare e impegnarsi insieme per una società più giusta e solidale nelle fabbriche come nella politica e nei confronti di chi chiede giustizia".
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