Non è bastata la scomunica del Papa ai mafiosi per fermare le ingerenze della 'ndrangheta nei riti religiosi in Calabria. L'ultimo episodio, a quindici giorni dalle dure parole del Pontefice nella piana di Sibari, durante la visita alla diocesi di Cassano all'Jonio, è avvenuto domenica a Oppido Mamertina dove la processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico si è fermata per pochi secondi davanti all'abitazione del presunto boss della 'ndrangheta Peppe Mazzagatti, 82 anni, condannato all'ergastolo ed ai domiciliari per motivi di salute, ritenuto uno dei principali protagonisti di una delle più sanguinose faide della 'ndrangheta della zona verificatasi negli anni '90. La processione è partita normalmente dalla piccola chiesetta di Tresilico con in testa molti amministratori comunali, alcuni sacerdoti ed i carabinieri. Giunti nei pressi dell'abitazione di Mazzagatti l'effige della Madonna si è fermata per mezzo minuto. Quando il comandante della stazione dei carabinieri si è accorto di quanto stava accadendo è uscito dalla processione e ha avviato le procedure per l'identificazione di tutte le persone che stavano partecipando al rito religioso. I militari hanno anche realizzato un video di quanto stava accadendo in modo da poter avere uno strumento per identificare in modo inequivocabile tutti i partecipanti. La relazione fatta dai carabinieri è ora confluita in una informativa che gli investigatori invieranno alla Procura della Repubblica di Palmi ed alla Dda di Reggio Calabria. Sulla vicenda il vescovo di Oppido-Palmi Francesco Milito ha espresso parole di dura condanna: si tratta di "un fatto grave e prenderemo provvedimenti energici" per "far capire che non ci possono essere allenaze contro la fede". "La stessa mancanza di giusta reazione, come quella avuta dal Comandante della locale stazione dei Carabinieri e dei suoi due uomini in servizio - ha sostenuto ancora il vescovo - sia da parte dei partecipanti alla processione, sia da parte del clero e di membri vicini alle attività della Chiesa o di più prossimi al fatto, nei giorni successivi, esprime come anche in settori della vita ecclesiale vige ancora un inaccettabile atteggiamento". ll segretario della Cei e vescovo di Cassano allo Jonio, Nunzio Galantino, ha affermato che "ai malavitosi si sono inchinati coloro che portavano la statua e non certo la Madonna". Proprio per quanto è successo, ha aggiunto, "resta fortissima l'importanza di quanto ha detto Papa Francesco a Sibari". "Non c'è nessun margine e nessuna possibilità di commistione tra fede e malavita" ha sottolineato Galantino. Il presidente dei vescovi calabresi, Salvatore Nunnari, dal canto suo ha detto che bisognerebbe "avere il coraggio di fermare le processioni. Se fossi vescovo di quella città per un po' di anni non ne farei e credo che sarebbe cosa gradita alla Madonna". Ha poi aggiunto che i preti presenti alla processione avrebbero dovuto scappare quando si sono accorti di cosa stava succedendo. "Avrebbero dato un segnale e di questi segnali abbiamo bisogno". In un articolo dal titolo "Il pericolo del pervertimento religioso", il giornale vaticano, facendo una cronaca dell'episodio, sottolinea che"toni di ferma condanna, ma anche sforzi di riflessione stannosegnando in queste ore i commenti sulla vicenda della processione a Oppido Mamertina. "La vicenda - rileva l'Osservatore Romano - non è certamente la prima del genere in zone dove il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all'azione della criminalità e a un'acquiescenza, dettata da paura o interesse, purtroppo ancoradiffusa tra le popolazioni". "A renderla di nuovo attuale sono state le parole di Papa Francesco nella recente visita in Calabria, quando a Sibari ha detto che appartenere alla 'ndrangheta significa essere fuori dalla comunione ecclesiale". "Tornando indietro avrei modificato il percorso e avrei anchefatto a meno di fare la processione perché non vogliamo che lafesta dia adito a situazioni lontane dal sentimento religioso"; a dirlo è stato don Benedetto Rustico, parroco della frazione Trisilico di Oppido Mamertina, al quotidiano on line Strill.it. "Certamente - aggiunge il sacerdote - si poteva gestire diversamente. È un'amarezza che sia l'effige della statua della Madonna che la fede vengano coinvolte in cose di cui siamo certi di essere fuori, che non ci interessano e che contestiamo. Ci vuole maggiore dialogo tra istituzioni e soprattutto determinazione in certe scelte che si devono fare".
Dai vescovi dura condanna al saluto al boss fatto da alcuni partecipanti alla processione di Oppido.
L'ANALISI Punto di non ritorno (T. Mira)
L'ANALISI Punto di non ritorno (T. Mira)
Il sindaco di Oppido, Domenico Giannetta, prende le distanze da eventuali gesti non consoni ma "ci pare che è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni". Il ministro dell'Interno Angelino Alfano si è complimentato con i Carabinieri che hanno preso le distanze da quelli che il ministro giudica "atti incommentabili". La Presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha telefonato al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino per ringraziarlo. "Quanto è avvenuto nel corso della processione - ha detto - sconcerta e addolora e la Commissione antimafia intende approfondire i fatti incontrando anche lo stesso maresciallo Marino". Duro è anche il commento del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, secondo il quale il gesto compiuto è "un vero e proprio atto di sfida alle parole di scomunica di Papa Francesco". Non è la prima volta che in Calabria emergono ingerenze della criminalità nei riti religiosi. A Pasqua in due comuni del vibonese c'era stata una forte polemica sullo svolgimento della processione dell'Affruntata.
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