martedì 13 febbraio 2024
La presenza dei due vescovi, uno alla fiaccolata di Varapodio per don Gianni e uno alla Messa di Pannaconi per do Felice. Mons. Alberti: è importante camminare insieme. Mons. Nostro: no alla rabbia
Don Gianni Rigoli e il vescovo Giuseppe Alberti durante la fiaccolata di Varapodio, sabato scorso

Don Gianni Rigoli e il vescovo Giuseppe Alberti durante la fiaccolata di Varapodio, sabato scorso

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La bella Calabria positiva reagisce contro gli attacchi ai suoi parroci. Due forti segnali nello scorso fine settimana. Sabato sera a Varapodio in più di 2mila, malgrado la pioggia, hanno partecipato alla fiaccolata silenziosa promossa dalla diocesi di Oppido- Palmi in solidarietà a don Gianni Rigoli, vittima di un’aggressione e dell’incendio della sua auto. Domenica mattina in tantissimi hanno riempito la chiesa di San Nicola a Pannaconi, frazione di Cessaniti, per partecipare alla messa celebrata dal vescovo di Mileto- Nicotera-Tropea, don Attilio Nostro assieme al parroco don Felice Palamara, vittima nei giorni scorsi di ripetute intimidazioni. La Chiesa calabrese risponde così, mettendoci la faccia, con coraggio e convinzione. In testa alla fiaccolata il vescovo, don Giuseppe Alberti, con accanto don Gianni, e poi il sindaco di Varapodio e i primi cittadini di Gioia Tauro, Polistena, San Ferdinando, e i rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali e laici. Nessuno striscione, nessuno slogan, solo le fiaccole che hanno illuminato le strette strade del piccolo paese della Piana di Gioia Tauro. Alla fine sul sagrato della parrocchia di Santo Stefano, poche ma importanti parole del vescovo. «Ci siamo riuniti con il desidero di esprimere un gesto semplice ma chiaro e forte, le parole spesso hanno una forza e un’efficacia importante, ma i gesti hanno ancora più efficacia ». Cita poi un detto africano: «Andare da soli si va veloci, ma andare insieme si va lontano. Abbiamo questo sguardo che scruta l’orizzonte e osa vedere una luce che è davanti e verso cui tutti abbiamo il desiderio e l’impegno di camminare insieme». E questo, è l’invito del vescovo, «per costruire un tessuto che possa realmente aiutarci a realizzare un ambiente fatto di giustizia, rispetto, fraternità, riconciliazione e pace. Ce lo insegna il Vangelo». Dunque «continuiamo con questo spirito, un segno molto importante, molto bello, che ci dà tanta speranza. Siamo qui proprio per testimoniare questo, per rinnovare questo impegno. Volevamo compiere un gesto dove non ci sono parole, dove non ci sono preghiere però la benedizione di Dio sì, perché stasera Dio era qui con noi, e lo è ancora. Dove si è riuniti per la giustizia, la verità, l’amore sincero, col desiderio del cuore che si apre ai fratelli, Dio non può non esserci. Era in prima fila, era davanti a noi, è in mezzo a noi e continuerà a guidarci in questi passi insieme ». Sul sito della diocesi sono poi state pubblicate poche ma altrettanto chiare parole di don Gianni. «Ieri sera Varapodio si è rivestita ancor di più della sua bellezza spirituale. La fiaccolata silenziosa ha rappresentato la voglia di camminare tutti insieme, portando la luce della Speranza per le strade di Varapodio e nei cuori di tutta la comunità diocesana». Un clima che si è respirato anche durante la Messa domenicale a Pannaconi. «Si vedeva che erano preoccupati e tesi, ma il clima era di grande preghiera, di grande fiducia. La gente ha percepito con gioia la vicinanza tra i sacerdoti, con il vescovo, ma anche la presenza significativa delle forze dell’ordine» riflette il vescovo, don Attilio Nostro. Durante l’omelia ha ringraziati i partecipanti «per la splendida testimonianza che avete dato fino ad oggi. Non state entrando in una situazione di rabbia, ma reagite in modo dignitoso, composto, fermo, stringendovi al vostro parroco». Li ha esortati «a non lasciarvi condizionare da questi eventi ma a testimoniare come reagisce una comunità cristiana. Vi affido un compito delicato e importante: non è la prima volta che ci sono delle difficoltà e non sarà neanche l’ultima purtroppo. Ma avete la responsabilità davanti a tutta la diocesi, e ve lo affido come compito, di fare vedere, di testimoniare concretamente come la comunità cristiana reagisce al male con il bene. Sarà di esempio per altre situazioni che, inutile prenderci in giro, registreremo in diocesi. In questo momento fungete da apripista. Poi a fare giustizia ci penseranno i carabinieri». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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