Sensibilità e partecipazione. Sono le due parole chiave nel ruolo svolto dai cattolici in occasione dei referendum. Ruolo determinante per il loro successo, secondo molto osservatori, così come lo fu per l’insuccesso di quello sulla legge 40, quella sulla procreazione assistita. Sensibilità rispetto ai temi, come quelli dell’acqua, ma più in generale a quello del Bene comune, facendo riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa e al magistero dei vescovi. Partecipazione come voglia di «esserci », senza «restare alla finestra». È la riflessione che fanno molti responsabili di associazioni e movimenti che hanno avuto un impegno più o meno diretto nella campagna referendaria. «Certamente – spiega il professor Antonio Maria Baggio, politologo vicino al Movimento dei Focolari – c’è stata, da quello che sembra, una partecipazione forte, una partecipazione qualificata, soprattutto per la presenza sociale dei cattolici in vari gruppi che affrontavano i temi specifici dei referendum». Anche l’Osservatore Romano sottolinea che alla vittoria dei 'sì' hanno contribuito «anche molti cattolici che valutano sulla base della dottrina sociale della Chiesa». Anche per questo i risultati «non possono essere ignorati da alcuna parte dello schieramento politico » ma anche «una lettura troppo politicizzata del risultato referendario potrebbe indurre in errore». «Io parlo di una crescente sensibilità del mondo cattolico su questi temi e così è stato anche per il movimento del Rinnovamento nello Spirito – spiega Salvatore Martinez –. Noi non abbiamo partecipato a iniziative dirette, né abbiamo fatto opera di persuasione. Ma sia le parole del Papa che il magistero dei vescovi certamente ci hanno colpito». Diretto, invece, l’impegno delle Acli . «È stata una vittoria della società civile – sottolinea il presidente Andrea Olivero –. Di quei milioni di cittadini che fin dall’inizio si sono mobilitati nella raccolta delle firme e, fino all’ultimo, si sono spesi, tra non pochi ostacoli e difficoltà, per informare, coinvolgere e portare al voto la maggioranza della popolazione». Insomma, «il segno che quando i referendum riguardano questioni concrete e cruciali, i cittadini rispondono all’appello con grande spirito di partecipazione democratica». Paolo Trionfini, responsabile degli adulti di Azione Cattolica, segnala «la concretezza di tematiche sensibili che rimandano al Bene comune. E quando sono in ballo temi di questo tipo, che toccano la salute, la sicurezza e la giustizia, la risposta, soprattutto dei cattolici, è alta». E questo spiega la forte partecipazione che, aggiunge, «sollecita tutti sulla natura della democrazia che se non è partecipata non può essere tale. Rispet- to a una crisi della politica sempre più chiusa in se stessa, c’è una volontà di fondo dei cittadini che non vogliono stare alla finestra». Analogo è la riflessione dei Presidenti del Comitato nazionale dell’Agesci , Angela Maria Laforgia e Alberto Fantuzzo. «Ci sembra una bella prova di democrazia e di partecipazione per il nostro Paese. Il fatto che così tanti cittadini abbiano deciso di recarsi alle urne per dire che ci tengono alla Natura, all’Acqua, alla loro Salute, è indubbiamente un segnale forte per chi ci rappresenta. Ora staremo a vedere se la Politica, quella con la P maiuscola, saprà cogliere questo segnale che, al di là degli schieramenti, ci sembra dichiarare una voglia di futuro e di speranza». L’Agesci ha aderito al comitato per l’Acqua Bene Comune e a quello contro il Nucleare. Un impegno che si è ulteriormente tradotto, secondo lo stile scout, in attività di tipo educativo per sollecitare la riflessione e l’impegno personale di bambini, ragazzi e giovani su temi così importanti che toccano il Creato e il Futuro delle giovani generazioni.