Inevitabilmente partito. Il Prefetto di Roma ha inviato al Campidoglio la richiesta formale di cancellazione degli atti di trascrizione di sedici matrimoni gay celebrate all’estero firmati sabato dallo stesso sindaco Ignazio Marino e chiedendo che sia fatta rapidamente, altrimenti «procederà» lui stesso «ai sensi di legge». I legali delle sedici coppie omosessuali provano ad attaccare, prima sostenendo che «la posizione del prefetto è ridicola, non può procedere con la cancellazione» e poi alzando i toni: «Siamo pronti a diffidarlo», anzi «nelle prossime ore invieremo una comunicazione ufficiale anche a tutti gli altri prefetti di Italia con la quale li diffidiamo. In caso contrario siamo pronti a rivolgerci alla magistratura». E lo stesso Marino fa sapere di voler andare avanti nella sua "battaglia" anche nelle aule dei tribunali italiani ed europei, sebbene... confessi: l’Italia su questo tema è stata lasciata «senza una guida e una legge».Però spiega bene la questione monsignor Enrico Solmi, presidente della Commissione per la vita e la famiglia della Cei e vescovo di Parma: quella realizzata dal sindaco capitolino «è una modalità non ammissibile dal punto di vista della legislazione italiana», così «serenamente, mi pongo il problema di un cittadino che contravviene a una legge dello Stato e, giustamente, viene ripreso e sanzionato», mentre «un comune, un municipio, un sindaco può fare questo impunemente. Credo sia questo il primo problema».Ed è altrettanto chiaro il viceministro di Grazia e Giustizia, Enrico Costa: «Gli atti di trascrizione fatti in questi ultimi giorni attengono più alla propaganda, alla visibilità, alla voglia di piazzare una bandierina e abbiano l’obiettivo di stimolare l’iniziativa legislativa». Effetti giuridici? «Mi pare siano pressoché nulli. Attualmente non ci sono condizioni e basi giuridiche per procedere alle trascrizioni», dunque – conclude Costa – «invece di addossare la responsabilità su chi fa rispettare queste norme, sarebbe bene lavorare per eventualmente modificarle».E infine a Sel è venuta un’idea bizzarra: «Vogliamo lanciare una provocazione, stiamo preparando una mozione per chiedere l’istituzione presso l’assessorato comunale di Roma alla Famiglia (guidato da Alessandra Cattoi, ndr) di un fondo per gli emigranti del matrimonio, ovvero per coloro che vogliono andare all’estero per sposarsi», fa sapere la consigliera comunale Imma Battaglia. Ma anche qui c’è ben altro, come la petizione contro il sindaco Marino lanciata dalla campagna "Sos Ragazzi": «Non si usino le istituzioni per fare spot ideologici», ammonisce il responsabile Andrea Lavelli. Quanto fatto da Marino è «un episodio molto grave per Roma, ma anche, di riflesso, per lo Stato italiano in quanto tale».
Dopo lo "strappo" di sabato scorso, con la trascrizione di 16 matrimoni contratti all'estero, l'altolà al sindaco di Roma.
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