«Ieri mi è stata fatta una domanda a Bruxelles sulla Banca Popolare di Bari e io ho detto "al momento non c'è necessità di intervento". Per la prima volta ho dovuto essere omissivo nei confronti dei cittadini per non creare allarmi a mercati aperti e per non violare segreto d'ufficio, ero stato avvertito da Bankitalia». Lo ha detto il premier Giuseppe Conte.
Sulla Popolare di Bari «ci sarà una convocazione» del Consiglio dei ministri «a breve (pare comunque non prima della sera di domenica 15, ndr). Ieri abbiamo fissato gli obiettivi che vogliamo conseguire in tempi rapidi, secondo un disegno di politica coerente che avevamo in parte già impostato, non è che improvvisiamo». Interverremo «attraverso uno strumento che è nella pancia di Invitalia, Mediocredito centrale. Cerchiamo di fare di necessità virtù», ha anticipato il presidente del Consiglio. «Assicureremo a Mediocredito centrale le necessarie risorse per poi, con un fondo interbancario, intervenire per rilanciare la Popolare di Bari. Avremo una sorta di Banca del Sud degli investimenti a partecipazione pubblica. Noi sollecitiamo azioni di responsabilità. Non possiamo permetterci che queste situazioni si concludano senza nomi e cognomi. Non tuteleremo nessun banchiere».
«Nessuna tensione, abbiamo chiarito, con Marattin ci siamo anche sentiti a telefono». Lo ha affermato Conte rispondendo ai cronisti sulla vicenda della Popolare di Bari a margine della conferenza stampa al ministero della Salute. «Gli obiettivi sono condivisi - ha assicurato il premier -. Probabilmente erano preoccupati delle deliberazioni, però ho chiarito il progetto, ci siamo sentiti anche prima al telefono, con Renzi no, ma con Marattin. E comunque sono degli obiettivi assolutamente condivisi». Una frenata, tuttavia, arriva ancora da Luigi Di Maio: «Non corriamo troppo, per noi ci sono 2 cose da fare prima di un decreto ha detto il ministro degli Esteri e capo politico di M5s -: vogliamo sapere da chi doveva sorvegliare cosa è emerso in questi anni, quante sono state le ispezioni di Bankitalia negli ultimi tre anni? E vogliamo sapere chi ha prestato soldi a chi». Insomma, per Di Maio la PopBari «è un'altra banca con mega-buco provocato dai manager e da chi evidentemente doveva controllare e non l'ha fatto bene». Insomma, anche i 5 stelle mettono nel mirino la Banca d'Italia, intervenuta solo venerdì con il commissariamento.
Marattin (Iv): non vogliamo far fallire nessuna banca
«Certo non saremo noi di Italia Viva a mettere a rischio lavoratori e risparmiatori. Nessuno vuole far fallire la Popolare di Bari, ma in nome di questo non si può accettare sempre tutto». Il vicepresidente dei deputati di Italia Viva, Luigi Marattin, ha insistito sulla necessità di un supplemento di riflessione sul decreto pensato per salvare l'istituto pugliese. «Ci sono punti che vanno approfonditi meglio di quanto fosse possibile fare ieri sera in un Cdm convocato in tutta fretta», ha osservato. «Ci sono cose da capire, anche in funzione di possibili soluzioni alternative, come non sarebbe stato possibile fare di fronte a una vicenda portata in Consiglio all'ultimo minuto. Se esista o meno un partner privato che può entrare immediatamente in gioco. O se una garanzia statale sulla liquidità possa servire a qualcosa».
Salvini: serve un comitato di salvezza nazionale
«Se rischia di saltare una banca come la Popolare di Bari e ci sono i licenziamenti all'Ilva, rischia di saltare un'intera regione e con lei l'Italia». Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, al suo arrivo al No tax day a Milano. «Stiamo vivendo un momento drammatico in cui dovrebbero fermarsi, smetterla di far polemica e chiediamo di sedersi tutti intorno a un tavolo a riflettere sui rischi che l'Italia sta vivendo», ha aggiunto Salvini. «Se vogliamo salvare l'Italia - ha concluso - fermiamoci e mettiamoci attorno a un tavolo con un comitato di salvezza nazionale. Se no questi fanno fallire una banca al giorno e fallire un'impresa al giorno è questo da italiano non l'accetto. Se salta la Popolare di Bari, salta la Puglia e salta l'Italia».