venerdì 30 maggio 2014
Presentato il XVI rapporto AlmaLaurea. Solo il 30% dei diplomati si iscrive all'università. Immatricolazioni in calo, le donne sono più brave e "veloci" dei colleghi maschi.
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In Italia i laureati continuano ad essere troppo pochi e difficilmente nel 2020 si riuscirà a centrare l'obiettivo europeo del 40% nella fascia 30-34 anni. Complice la crisi, il titolo di studio più elevato ha perso peso, anche se è meglio averlo per trovare un posto di lavoro. È questa la fotografia emersa dal XVI Rapporto "AlmaLaurea" sul profilo dei laureati. Oggi solo 3 diplomati su 10 si iscrivono all'università e 3 su 4 laureati sono i primi a portare il titolo in famiglia. Resta il fatto che tra i 24-25 anni solo il 21% degli italiani è laureato contro il 39% dei paesi Ocse.  "Non si può non tener conto - osserva Andrea Cammelli, il direttore di AlmaLaurea - del calo delle immatricolazioni, ridottesi del 20% dal 2003 al 2012". Effetto del calo demografico, ma anche "del ridotto interesse dei giovani per gli studi universitari, la crescente difficoltà di tante famiglie a sopportare i costi". Da qui l'appello che "il sistema Paese torni ad investire in un settore così strategico come quello dell'istruzione e delle politiche per il Diritto allo Studio". Dalla ricerca su quasi 230 mila laureati nel 2013, emergono alcune linee di tendenza generali: sono più giovani che in passato (tra i 25 e i 26 anni contro i quasi 28 prima della riforma), più stranieri (da 2,2 mila nel 2005 a 7, 3 mila nel 2013), ambiscono a un lavoro stabile (66%) e i migliori sono donne e nelle professioni sanitarie. Si laurea in corso il 45% delle donne contro il 40% gli uomini con un voto di laurea di 103,3 su 110 contro 101 su 110 dei colleghi. Inoltre negli anni previsti concludono il 67% degli iscritti nelle discipline sanitarie contro il 24% degli iscritti in materie giuridiche. Il Rapporto conferma anche un altro dato consolidato: le donne sono più brave, tuttavia "incontrano sul mercato del lavoro difficoltà di realizzazione professionale". Si avvicina, invece, all'obiettivo europeo del 20% il dato sulle esperienze di studio all'estero che nei laureati magistrali a ciclo unico raggiunge il 14%. Anche qui, però, AlmaLaurea non manca di rilevare un neo: i figli di famiglie con meno possibilità economiche "continuano ad avere minori chances". Sul fronte dell'occupazione,i laureati italiani prima di tutto si aspettano dal lavoro di acquisire professionalità (76%), ma è in aumento la voglia di stabilità (66%). Disponibile a lavorare all'estero il 48% (+14% rispetto al 2004), percentuale che sale al 50% per ingegneri, architetti e laureati in materie linguistiche.
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