In Italia i laureati continuano ad essere troppo pochi e difficilmente nel 2020 si riuscirà a centrare l'obiettivo
europeo del 40% nella fascia 30-34 anni. Complice la crisi, il
titolo di studio più elevato ha perso peso, anche se è meglio
averlo per trovare un posto di lavoro. È questa la fotografia emersa dal XVI Rapporto "AlmaLaurea" sul profilo dei laureati. Oggi solo 3 diplomati su 10 si iscrivono all'università e 3 su 4
laureati sono i primi a portare il titolo in famiglia. Resta il fatto che tra i 24-25 anni solo il 21% degli italiani è laureato
contro il 39% dei paesi Ocse.
"Non si può non tener conto - osserva Andrea Cammelli, il
direttore di AlmaLaurea - del calo delle immatricolazioni, ridottesi del 20%
dal 2003 al 2012". Effetto del calo demografico, ma anche "del
ridotto interesse dei giovani per gli studi universitari, la
crescente difficoltà di tante famiglie a sopportare i costi". Da
qui l'appello che "il sistema Paese torni ad investire in un
settore così strategico come quello dell'istruzione e delle
politiche per il Diritto allo Studio".
Dalla ricerca su quasi 230 mila laureati nel 2013, emergono
alcune linee di tendenza generali: sono più giovani che in
passato (tra i 25 e i 26 anni contro i quasi 28 prima della
riforma), più stranieri (da 2,2 mila nel 2005 a 7, 3 mila nel
2013), ambiscono a un lavoro stabile (66%) e i migliori sono
donne e nelle professioni sanitarie. Si laurea in corso il 45%
delle donne contro il 40% gli uomini con un voto di laurea di
103,3 su 110 contro 101 su 110 dei colleghi. Inoltre negli anni
previsti concludono il 67% degli iscritti nelle discipline
sanitarie contro il 24% degli iscritti in materie giuridiche. Il
Rapporto conferma anche un altro dato consolidato: le donne sono
più brave, tuttavia "incontrano sul mercato del lavoro
difficoltà di realizzazione professionale".
Si avvicina, invece, all'obiettivo europeo del 20% il dato
sulle esperienze di studio all'estero che nei laureati
magistrali a ciclo unico raggiunge il 14%. Anche qui, però,
AlmaLaurea non manca di rilevare un neo: i figli di famiglie con
meno possibilità economiche "continuano ad avere minori
chances". Sul fronte dell'occupazione,i laureati italiani prima
di tutto si aspettano dal lavoro di acquisire professionalità
(76%), ma è in aumento la voglia di stabilità (66%). Disponibile
a lavorare all'estero il 48% (+14% rispetto al 2004),
percentuale che sale al 50% per ingegneri, architetti e laureati
in materie linguistiche.