Farmaci, ormoni, droghe d'abuso,
disinfettanti e cosmetici, fino a caffeina e nicotina. Sono i "contaminanti emergenti", sostanze estranee che sempre più si trovano nelle nostre acque. Solo nel Po finiscono ogni anno
quasi 2,5 tonnellate di farmaci. A riportarlo sono gli esperti dell'Istituto Mario Negri, in una ricerca co-finanziata dalla Fondazione Cariplo: gli esperti però specificano che al momento non ci sono pericoli per la sicurezza dell'acqua potabile.
Questi dati estendono il quadro della situazione delle acque
italiane: da diverso tempo, infatti, il Negri monitora i consumi
di droga nelle principali città del Paese attraverso l'analisi
delle acque reflue. Nell'indagine più recente (2013) la
Lombardia presentava un aumento di consumi, e quindi più residui
di droga nelle acque, "in controtendenza rispetto all'andamento
nazionale degli ultimi tre anni". Ora, secondo la nuova
indagine, ad inquinare non è più solo la droga ma anche numerose
altre sostanze contaminanti.
I ricercatori, in collaborazione con la società Metropolitana
Milanese che gestisce il Servizio idrico, hanno studiato i
contaminanti emergenti sia nelle acque sotterranee (fra cui
quelle potabili), sia in quelle superficiali, come i fiumi,
nella Provincia. Il Lambro, in particolare, dopo aver
attraversato il territorio milanese e fino allo sbocco nel Po
"presenta un altissimo carico inquinante a cui si aggiungono
questi contaminanti". Le concentrazioni al momento non sono a
una soglia pericolosa, "ma non bisogna abbassare la guardia
perché non esistono ancora norme che le controllino".
"Per i farmaci, ad esempio - spiegano gli scienziati - è
stato calcolato un carico di circa 1 kg al giorno considerando
la somma di tutti i farmaci, già presente nelle acque dei fiumi
in entrata a Milano, a cui si aggiungono circa 2,7 kg residuanti
nelle acque depurate dei tre depuratori cittadini e altri 2,8 kg
che sono presumibilmente riversati nelle acque del reticolo
fluviale al di fuori della città di Milano o direttamente nel
Lambro, soprattutto nella zona sud della Provincia".
"Si cominciano a vedere connessioni - commenta Ettore
Zuccato, Capo del Laboratorio di Tossicologia della Nutrizione
del Negri - probabilmente dovute anche ai diversi interventi
dell'uomo nel sottosuolo, che favoriscono il passaggio dei
contaminanti emergenti, la cui dimensione è in rilevante
crescita. Mettere a punto strategie di protezione permetterà di
prevenire i problemi, anziché doverli affrontare in eventuali
situazioni di contaminazione diffusa".