Dei colpi di pistola - forse con una scacciacani stando ai primissimi accertamenti della polizia - sarebbero stati esplosi a Pistoia per strada, intorno alle 23: un atto di intimidazione contro un migrante, ospite della parrocchia di Vicofaro che per fortuna è rimasto illeso.
Le indagini sono ancora in corso e la dinamica di quello che è accaduto è ancora tutta da chiarire.
Quel che è certo finora è la denuncia verso ignoti - resa pubblica con un post sul profilo Facebook dal parroco di Vicofaro, don Massimo Biancalani - che ha raccontato nella notte di essersi rivolto alle forze di Polizia dopo che uno degli ospiti, il gambiano Buba Ceesay, è tornato spaventatissimo dalla sua corsa serale, per aver sentito esplodere dei colpi e aver ricevuto degli insulti gratuiti e razzisti. Nel raccontare su Facebook la vicenda don Biancalani ha specificato che gli aggressori prima di sparare hanno gridato "negro di m...".
L'agenzia Redattore sociale ha raccolto in un video la testimonianza di Buba Ceesay, il gambiano di 24 anni ospite nella parrocchia di Santa Maria Maggiore a Pistoia, che ha raccontatp di essere stato aggredito con uno sparo, forse di una pistola scacciacani, da due ragazzi italiani giovedì sera e di aver raccolto il bossolo della pistola: "Ieri sono andato a correre, stavo tornando dagli allenamenti, mentre tornavo a casa ho incontrato due ragazzi italiani in bicicletta. È la seconda volta che li incontro e mi avevano già insultato. Solitamente io cammino per la mia strada e neanche li guardo. Questa era la seconda volta, ci siamo incontrati all'incrocio qua dietro. Mi hanno insultato dicendomi 'Bastardo!', 'Nero!'. Allora ho sentito lo sparo, mentre ero voltato di spalle, ho fatto per inseguirli ma sono scappati. Ho continuato la mia corsa e ho raccolto il bossolo da terra. L'ho portato a don Massimo che ha chiamato la polizia".
Bisognerà attendere le prossime ore per comprendere meglio i dettagli e i contorni dell'episodio: le forze dell'ordine con l'aiuto di telecamere e di altre testimonianze stanno proseguendo nelle indagini.
La diocesi di Pistoia: no a clima di tensione e di esasperazione
Sull’ennesimo episodio a sfondo razziale a carico di un ospite del centro di accoglienza della parrocchia di Vicofaro, guidata da don Massimo Biancalani, il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli - nel portare solidarietà e vicinanza alla giovane vittima - ha voluto «stigmatizzare il clima di tensione e di esasperazione del dibattito pubblico e che oggi sta producendo i suoi frutti più amari».
«Oggi siamo seduti su di una polveriera e occorre imparare tutti a essere cauti nei gesti e con le parole, perché non accada esattamente il contrario di ciò che vorremmo: che scoppi la guerra, dove invece ci vuole la pace. Oggi gli animi sono surriscaldati – ha affermato il vescovo di Pistoia – ci si muove spinti più dalla “pancia” che dalla ragione; più dalle sensazioni che dall’obiettività. È tempo, il nostro, in cui io credo occorra vigilare. Sulle nostre idee e sulle nostre parole; su ciò che ci viene comunicato e a nostra volta comunichiamo».
«Occorre vigilare - ha concluso monsignor Tardelli -, prima che accada il peggio! Perché la rabbia non vinca sulla pazienza, la paura sul coraggio, l’insulto e l’arroganza sul rispetto, la violenza sull’amore».
Le precedenti intimidazioni a Vicofaro
Va ricordato che l'estate scorsa don Massimo fu al centro delle cronache nazionali per aver portato in piscina i migranti ospiti del suo centro di accoglienza a Pistoia e si ritrovò nel mirino dell’estrema destra per queste sue aperture generose.
Il parroco di Vicofaro da allora è destinatario di lettere minatorie e minacce.
Spari contro un senegalese a Napoli
Indagini a 360 gradi della Polizia di Stato di Napoli sul ferimento dell'ambulante senegalese avvenuto nel quartiere Vasto: il questore Antonio De Iesu sottolinea che sul caso è al lavoro un team di investigatori coordinato personalmente dal capo della Mobile, in stretto raccordo con il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso. Ma per De Iesu "è prematuro" parlare del movente dell'agguato: per ora non viene esclusa alcuna pista, dall'ipotesi razzista a quella di un "avvertimento" diretto contro Cissè Elhadji Diebel, 22 anni, in Italia con regolare permesso di soggiorno, residente a Lecce e con piccoli precedenti per ricettazione di merce contraffatta.
Il giovane del Senegal, vittima di un proiettile a Napoli poco dopo le 22.30 di mercoledì 2 agosto in via Milano, quando è stato sentito dalla polizia non ha parlato di razzismo, anche se sostiene di non conoscere il motivo per il quale in due su uno scooter lo hanno ferito a colpi di pistola a una gamba. L'uomo adesso è stato sottoposto a un intervento chirurgico all'ospedale San Giovanni Bosco. Intanto oggi venerdì 3 agosto alle 17 la comunità senegalese con la rete antirazzismo di Napoli hanno organizzato una manifestazione di solidarietà.
In tutta la vicenda però aleggia l'ombra della camorra che ai senegalesi impone il pizzo per tenere una bancarella, ancorché abusiva, anche attraverso l'obbligo a vendere oggetti contraffatti. Dieci euro a settimana per ogni bancarella, la tangente, secondo recenti inchieste. "Un proiettile mi ha forato questa gamba", ha spiegato Cissè Elhadji Diebel, mostrando il foro di un proiettile che gli ha strappato i pantaloni. "Una seconda pallottola per fortuna ha colpito il cellulare e non me. Quel cellulare mi ha salvato la vita", racconta Cissè. "Ero con un gruppo di amici, stavamo parlando e poi abbiamo visto questi ragazzi avvicinarsi. Avevano ancora il casco in testa quando hanno sparato. Poi sono scappati via, senza dire niente".
Lavora a Napoli come venditore ambulante nel mercato di via Bologna, nel quartiere del Vasto. "Se sono spaventato? Non lo so, per ora non ci penso e non so se voglio restare a Napoli. Io - dice - non ho mai visto una cosa del genere: delle persone, ragazzi giovani, che sparano senza motivo e non dicono nulla. Io non ho mai litigato con nessuno a Napoli e in Italia. Non so cosa sia successo".