Dopo la moschea, anche la piscina. È troppo per Luca Zaia, presidente della Regione: questo è un altro scalino del processo di islamizzazione di Venezia. L’altro ieri la piscina del parco Albanese, a Mestre, è stata aperta, nella prima di tre domeniche di seguito, al nuoto esclusivamente femminile. Non più di 90 minuti, dalle 9 alle 10.30, di possibilità natatoria solo per le donne e i loro figli piccoli. Un’opportunità pensata dal Comune, in collaborazione con l’associazione Uisp e la Polisportiva Bissuola, per dar modo soprattutto alle musulmane di uscire di casa e di socializzare. Domenica si sono presentate in 27 e nessuna di queste ha indossato il “burkini”, il costume intero che viene usato dalle donne di religione islamica. Paolo Peratoner, presidente dell’Uisp, spiega che con questa iniziativa si vorrebbe dare l’opportunità alle donne musulmane di conquistare spazi di autonomia e di maggiore integrazione, finalizzata anche ai loro figli. Il pubblico, fino alle 10.30, non può entrare. Può farlo dalle 11. Il governatore del Veneto non ci sta. «Con questa decisione è stato scalato un nuovo gradino di un processo di islamizzazione iniziato con le polemiche sul crocifisso in classe e proseguito con la realizzazione della Moschea a Venezia - protesta Zaia - . Una situazione inaccettabile, anche perché priva di un requisito fondamentale come la reciprocità del rispetto degli usi, costumi, tradizioni, storia. Il che vorrebbe dire ad esempio che ci fosse anche per noi la possibilità di professare la nostra religione e di seguire le nostre abitudini culturali e storiche liberamente nel mondo dell’Islam». La libertà di un individuo - ricorda il Governatore finisce dove comincia quella di un altro. «Portare oltre i limiti del buon senso l’accettazione di modi di vita lontani anni luce da noi - secondo Zaia - modificare le nostre regole di vita per essi non è apertura culturale, ma resa identitaria e un popolo che perde la propria identità non ha futuro».