giovedì 29 maggio 2014
​Lo svuotacarceri è per sentenza. La Suprema Corte: vanno rideterminate al ribasso le pene per spaccio di droghe leggere, inflitte con la legge Fini-Giovanardi dichiarata incostituzionale a febbraio. Probabile uscita per oltre 4mila detenuti.
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​Vanno rideterminate al ribasso le condanne definitive per spaccio di droghe leggere, inflitte nel periodo in cui era in vigore la legge Fini-Giovanardi, dichiarata incostituzionale lo scorso febbraio. È quanto hanno stabilito le sezioni unite penali della Cassazione, chiarendo così le ricadute della pronuncia della Corte Costituzionale, a seguito della quale è tornata in vigore la legge Iervolino-Vassalli. Sono circa 4-5mila i detenuti che, secondo le stime degli addetti ai lavori, potrebbero lasciare il carcere a seguito della decisione di oggi della Cassazione. I giudici della suprema corte erano chiamati a pronunciarsi su una questione più generale rispetto alle norme in materia di stupefacenti: la questione da chiarire era infatti "se la dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma penale diversa dalla norma incriminatrice, ma che incide sul trattamento sanzionatorio comporti una rideterminazione della pena in sede di esecuzione, vincendo la preclusione del giudicato". La soluzione dei giudici di piazza Cavour è stata "affermativa". In tal modo, questo principio generale secondo cui l'illegittimità costituzionale di una norma travolge anche le condanne già divenute definitive, assume oggi particolare importanza in relazione agli effetti della bocciatura della legge Fini-Giovanardi sulle condanne passate in giudicato.La massima potrebbe avere, dunque, notevoli ripercussioni anche sul numero di detenuti che stanno scontando una condanna per spaccio di droghe leggere. Inoltre, i giudici della Cassazione, nella massima provvisoria diffusa al termine della camera di consiglio, spiegano che la rideterminazione della pena è possibile anche per i recidivi, nel caso i cui venga ritenuta prevalente la circostanza attenuante della lieve entità del fatto. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge in materia di stupefacenti, la Cassazione aveva già affrontato in questi mesi i casi riguardanti processi ad imputati per spaccio di droghe leggere: per questi processi ancora in corso, la Suprema Corte ha applicato il principio del favor rei ritenendo che nei processi ancora in atto si torni ad applicare la legge Iervolino-Vassalli.
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