martedì 29 aprile 2014
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«La cannabis attuale è una 'droga leggera'? Un luo­go comune che le evidenze scientifiche hanno sfa­tato ». Dal giugno 2008 al 9 aprile scorso Giovanni Serpelloni ha diretto il Dipartimento antidroga della Presi­denza del Consiglio: «Tre governi diversi, Berlusconi, Monti e Letta mi hanno confermato la fiducia, sono e resto un uo­mo delle istituzioni, e non di una parte, come qualcuno mi ha accusato di essere...». Con l’arrivo di Matteo Renzi, ha mes­so a disposizione l’incarico, in attesa che il premier decida a chi affidarlo, ma difende le valutazioni dei rapporti del Dipartimento. Lei ha detto più volte: atten­zione, perché chi semina cannabis raccoglie eroina. E lo confermo: attenzione a combattere a spada tratta la battaglia verso la 'legalizza­zione', che all’estero è fi­nanziata da multinazionali che contano di ricavare mi­liardi dal nuovo 'oro verde', senza interrogarsi sulle pos­sibili conseguenze... È un appello al Parlamento? È buonsenso, supportato da ricerche scientifiche. È bene che il legislatore accantoni visioni ideologiche e si pon­ga domande serie, altrimen­ti fra 4 o 5 anni potremmo dover constatare una situa­zione drammatica fra ado­lescenti e giovani, che sono i maggiori consumatori. Per quali ragioni? Dal 1970 al 2010, la percentuale di delta-9-Thc nella piante di cannabis, in media 2,5% con punte del 5, è cresciuta e­sponenzialmente. Perfino di 20 volte. Molte piante sono mo­dificate geneticamente e la percentuale media è aumentata sia in inflorescenze e foglie (+16,8%) che in resine e oli (+26,6%) con picchi del 60,6% in più. Con quali conseguenze per gli assuntori? Essendo neurotossica, in base alla durata del consumo, può modificare la maturazione cerebrale degli adolescenti, con deficit di memoria e apprendimento, ma anche ridurre tem­pi di reazione nella guida e indurre alterazioni genetiche nel Dna. E nelle persone più vulnerabili, aumenta il rischio di e­volvere verso la dipendenza da cocaina e eroina. 
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