«La cannabis attuale è una 'droga leggera'? Un luogo comune che le evidenze scientifiche hanno sfatato ». Dal giugno 2008 al 9 aprile scorso Giovanni Serpelloni ha diretto il Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio: «Tre governi diversi, Berlusconi, Monti e Letta mi hanno confermato la fiducia, sono e resto un uomo delle istituzioni, e non di una parte, come qualcuno mi ha accusato di essere...». Con l’arrivo di Matteo Renzi, ha messo a disposizione l’incarico, in attesa che il premier decida a chi affidarlo, ma difende le valutazioni dei rapporti del Dipartimento.
Lei ha detto più volte: attenzione, perché chi semina cannabis raccoglie eroina. E lo confermo: attenzione a combattere a spada tratta la battaglia verso la 'legalizzazione', che all’estero è finanziata da multinazionali che contano di ricavare miliardi dal nuovo 'oro verde', senza interrogarsi sulle possibili conseguenze...
È un appello al Parlamento? È buonsenso, supportato da ricerche scientifiche. È bene che il legislatore accantoni visioni ideologiche e si ponga domande serie, altrimenti fra 4 o 5 anni potremmo dover constatare una situazione drammatica fra adolescenti e giovani, che sono i maggiori consumatori.
Per quali ragioni? Dal 1970 al 2010, la percentuale di delta-9-Thc nella piante di cannabis, in media 2,5% con punte del 5, è cresciuta esponenzialmente. Perfino di 20 volte. Molte piante sono modificate geneticamente e la percentuale media è aumentata sia in inflorescenze e foglie (+16,8%) che in resine e oli (+26,6%) con picchi del 60,6% in più.
Con quali conseguenze per gli assuntori? Essendo neurotossica, in base alla durata del consumo, può modificare la maturazione cerebrale degli adolescenti, con deficit di memoria e apprendimento, ma anche ridurre tempi di reazione nella guida e indurre alterazioni genetiche nel Dna. E nelle persone più vulnerabili, aumenta il rischio di evolvere verso la dipendenza da cocaina e eroina.