martedì 18 novembre 2014
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Non è stato l’aumento delle domande di asilo in Italia - consistente ma non travolgente - a creare attriti sociali. È la mancanza di un piano organico di accoglienza che ha fatto traboccare il vaso delle periferie abbandonate, dormitori frutto della speculazione edilizia, privi di centri di aggregazione, riserva di caccia per spacciatori e teppisti. È dura l’analisi del direttore di Migrantes don Giancarlo Perego, alla presentazione del rapporto Sprar 2014.«Si tratta comunque di numeri ridotti, rispetto al contesto europeo», dice Perego. «E dei 150 mila arrivati con Mare Nostrum la metà ha raggiunto altre mete europee. Non siamo di fronte a un’"invasione", in un momento in cui l’immigrazione cala soprattutto nelle città del Nord». Negli anni ’90 furono mezzo milione i profughi dell’ex Jugoslavia accolti dalla Germania.«Il problema – dice il direttore di Migrantes – è la gestione: se manca un programma organico di prima e di seconda accoglienza e le periferie diventano dormitori e non luoghi di accompagnamento dell’incontro, è chiaro che si creano situazioni esplosive come a Tor Sapienza. Si tratta innanzitutto di valorizzare le risorse e le istituzioni che ci sono, assieme al terzo settore». Il problema è a monte: «Il sindaco Giorgio La Pira quando costruì a Firenze il quartiere l’Isolotto per accogliere migliaia di immigrati dal Sud, prima fece il giardino, la scuola, la chiesa e la biblioteca Poi arrivarono le case, non più di quattro piani. Se la città cresce indipendentemente dalle persone che arrivano e senza luoghi di incontro, è in mano ad altri: a chi gestisce il patrimonio immobiliare, a chi controlla il territorio per il traffico della droga. A chi ha forza e potere, insomma. E l’insicurezza dilaga».
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