Patrick Zaki, ricercatore egiziano detenuto al Cairo - ANSA
Sedici lunghi mesi chiuso nelle carceri della capitale egiziana, senza un processo legittimo. E con la sentenza di oggi diventeranno almeno diciassette e mezzo. I giudici del tribunale del Cairo hanno prolungato di altri 45 giorni la custodia cautelare per Patrick Zaki, il ricercatore egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna, arrestato nella capitale del Paese nord africano nel febbraio 2020. Per lui l’accusa è quella di «propaganda sovversiva su Internet». A dare la notizia dell’ennesimo rinvio del processo per Zaki, e del nuovo periodo di detenzione, la legale dello studente Hoda Nasrallah, che ha riportato quanto deciso nell’udienza di ieri.
In questi mesi non si sono mai fermati gli appelli della società civile e dell’ateneo bolognese, per chiedere alle istituzioni italiane ed europee di ottenere la scarcerazione immediata del giovane. «L'ennesimo rinnovo che non lascia spazio a dubbi: la sua detenzione è un accanimento giudiziario» ha dichiarato Amnesty International su Twitter. Per il portavoce dell’associazione che si occupa di diritti umani, Riccardo Noury, «è difficile immaginare l'impatto che avrà questa decisione sulla salute psicofisica di Patrick». Il giovane nelle scorse settimane aveva dato segni di cedimento psicologico e aveva chiesto, senza ottenerlo, di poter ricevere il vaccino, in quanto “soggetto fragile”. «Il tempo delle parole è finito, il nostro Paese sia coerente e dia un segnale chiaro – ha scritto sui social la deputata dem Laura Boldrini - L'Egitto è il primo importatore di armi italiane: fermiamo il commercio!».
Manifestazione per chiedere la scarcerazione di Zaki - ANSA
Patrick Zaki compirà trent’anni il prossimo 16 giugno, e sarà per lui il secondo compleanno vissuto in isolamento, lontano dai propri cari. L’Università di Bologna, che continua a tenere alta l’attenzione sul caso, proprio il 16 giugno, in onore dello studente, inaugurerà, con la collaborazione del Comune e di altre associazioni come Amnesty Italia, una mostra dedicata alle storie di 50 “prigionieri di coscienza”, incluso Zaki. Sotto i portici che conducono al santuario della Madonna di San Luca saranno affissi striscioni che racconteranno storie di diritti umani violati e lotte per la libertà di espressione, «per mandare un messaggio universale di libertà, bellezza e giustizia».
Intanto continua ad allungarsi, proprio in queste ore, la lista dei firmatari della petizione lanciata a gennaio su Change.org, per conferire a Zaki la cittadinanza italiana. Ad oggi il contatore registra 265mila firme in tutto, da tutta Europa, e la campagna, partita dal basso, ad aprile è arrivata in Senato, dove la mozione è stata approvata con il voto unanime della maggioranza.