Da Nazareth scenderanno zaino in spalla verso Zippori, l’area archeologica con il teatro romano dove è facile immaginare al lavoro Giuseppe, il carpentiere. Da lì arriveranno a Cana e giù per tutta la Galilea calpestando i massi di calcare ben allineati della strada battuta anche da Gesù nei suoi viaggi fino a Cafarnao. Una quindicina di pellegrini di varie regioni italiane - raccogliendo l’invito a testimoniare in queste difficile settimane la pace in Terra Santa - sono partiti ieri per un trekking biblico a piedi di nove giorni in Galilea, tappe finali a Gerusalemme e Betlemme. A parte le affascinanti esperienze di cammino nei deserti di Giuda e del Neghev, solo da pochi anni alcuni gruppi italiani, in particolare qualche route scout, effettuano itinerari biblici così lunghi (da Nazareth a Tiberiade i chilometri sono 64!) in stile essenziale, valorizzando in parte alcuni tracciati riconosciuti anche dal governo israeliano. Una spinta decisiva è venuta quest’anno dalla dettagliata guida, frutto di due anni di preparazione, curata dal dehoniano padre Sergio Rotasperti con un gruppo di laici, che è stata presentata Milano e Roma dalle Edizioni Terra Santa con il supporto della Viaggeria Francescana Frate Sole di Bologna. «Il nostro trekking biblico in Galilea – spiega padre Rotasperti – vuole recuperare lo stile del pellegrinaggio semplice, a piedi, com’era fin dall’antichità, a contatto con la gente e in ascolto di se stessi. L’anima di questa guida, che prevede soste e approfondimenti archeologici e storici, è la lettura della Bibbia nei luoghi che alludono o rimandano all’Antico e al Nuovo Testamento, dando ampio spazio al silenzio».In stile francescano, il percorso segue in buona parte la segnaletica a tondi gialli del trekking denominato Jesus Trail ma suggerisce anche incontri con le comunità locali. Richiede un buon allenamento fisico e può essere effettuato da singoli o gruppi, per i quali è consigliato un mezzo di supporto da noleggiare a Tel Aviv. «Abbiamo potuto dare un volto, una fisicità e una dimensione reale a quanto nella Bibbia si legge e si prega – testimonia Monica Cantiani, presidente dell’associazione “Incanta” di Roma che vi tornerà nell’aprile 2015 – fare un pellegrinaggio a piedi in più, pur nella consapevolezza che tutto è mutato, è poter cogliere lo spessore del camminare sulla stessa terra dove ha camminato Gesù, vivere uno sguardo che in molte parti del cammino è stato il suo, capire fino in fondo che è stato uomo in relazione con altri uomini dei quali molti eredi sono ancora lì». «Anche per me è stato un forte momento di formazione – testimonia Piero Fiorillo, capo scout, collaboratore dei dehoniani – ripercorrere le strade della Rivelazione ma, per certi aspetti, riviverne, farne memoria».Ogni giorno, ogni tappa riserva qualche scoperta: alla quarta tappa s’incontra un memoriale della Shoah nei pressi di un kibbutz fondato nel 1949, poi si gode la panoramica altura dei corni di Hattins, teatro di un epico scontro nel 1187 fra le truppe crociate e l’esercito musulmano di Saladino che segnò la fine del regno latino in Terra Santa. Qui la meditazione biblica si fa preghiera sui conflitti della storia, mentre la tappa successiva offre il ristoro della riserva naturale del monte Arbel con i suoi picchi panoramici.La guida, consultabile anche in formato ebook e Kindle, viene aggiornata nel sito
www.trekkingbiblico.com e presenta alcune comunità cristiane lungo il cammino: «Accanto alla pietre d’interesse archeologico e culturale – spiega il dehoniano padre Marfi Pavanello – è significativo far incontrare le pietre viventi, persone che oggi incarnano la sfida della testimonianza evangelica, della convivenza fra culture e la sofferta scommessa della pace».