Umiliazioni, schiaffi, calci e pugni. Violenze fisiche e psicologiche reiterate nel tempo, praticate con continuità su pazienti neuropsichiatrici. Dodici operatori socio sanitari avevano trasformato un centro per l'assistenza di questi malati in un lager. Sono stati arrestati con l'accusa di maltrattamenti e lesioni in concorso su decisione del gip Fiorenza Giorgi e su richiesta del pm Giovanni Battista Ferro. Nove sono finiti in carcere, tre ai domiciliari. Altri quattro sono stati indagati. Non sono finiti nei guai i responsabili della struttura socio sanitaria. Erano 50 giorni che la Guardia di finanza indagava sui maltrattamenti. Tutto era partito dalla segnalazione di un familiare di uno dei ricoverati arrivata al 117 che sosteneva che il parente non voleva più restare nella struttura perché chi lo accudiva lo picchiava. "Non fatemi stare con lui, quello mi massacra di botte", aveva detto ai familiari. Intercettazioni ambientali e filmati hanno fatto emergere una condizione terribile. Secondo il pm Ferro "si tratta di una situazione di agghiacciante gravità con una prepotenza e violenza di portata inaudita". "Sono più di cento i casi di violenze e umiliazioni accertati", ha sottolineato il
magistrato. Le violenze avvenivano in un padiglione dell'edificio dove sono curati pazienti da 20 a 50 anni disabili psichici e disabili. La Rsa di Vado, 240 posti letto, è convenzionata con la Asl che versa una retta quotidiana di 160 euro per ogni paziente accudito nella struttura. La Finanza, in collaborazione con la
Corte dei Conti, verificherà la corrispondenza tra le prestazioni offerte ai pazienti e quello che effettivamente è stato fatto. La Regione Liguria, a seguito dell'inchiesta, ha deciso di sospendere la pratica per il rinnovo dell'accreditamento. "La cosa accaduta è gravissima", dicono gli assessori regionali alla Sanità e al Welfare Claudio Montaldo e Lorena Rambaudi. Il fenomeno dei maltrattamenti in Residenze di questo tipo non è nuovo in Liguria. Due episodi sono emersi nel 2012.