Paul con Biagio Conte
Biagio Conte ha interrotto il digiuno, adesso si ritirerà in preghiera e in penitenza. Da sedici giorni si alimentava solo con acqua glucosata come segno di protesta per il decreto di espulsione che ha raggiunto Paul, l’idraulico ghanese della missione Speranza e Carità, ospite da 10 anni nella struttura che accoglie oltre mille senzatetto a Palermo. Un’azione non violenta di dura opposizione a quella che il missionario definisce «un’ingiustizia», messa in atto nel luogo del martirio di don Pino Puglisi con l’intenzione di sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’accoglienza di chi arriva in Italia. Una risposta positiva, ossia lo stop all’espulsione, è arrivata e Biagio ha raccolto «l’appello che mi hanno lanciato il sindaco e il nostro arcivescovo a interrompere il digiuno», ma «l’Italia deve tornare a essere ospitale. Sono pronto a riprendere il digiuno in qualsiasi momento e a donare la mia vita per Paul e per tutti i migranti come lui». Il Tar di Palermo ha accolto la sospensiva del provvedimento di rigetto della domanda di permesso di soggiorno di Paul, bloccando l’espulsione. L’avvocato Giorgio Bisagna dell’associazione Adduma, che si occupa di diritti umani, ha depositato il ricorso al Tar: l’udienza è stata fissata per l’11 giugno.
Il Tar accoglie la sospensiva: Paul non dovrà lasciare l'Italia
Paul non dovrà lasciare l’Italia. Il Tar di Palermo ha accolto la sospensiva del provvedimento di rigetto della domanda di permesso di soggiorno dell’idraulico ghanese della missione Speranza e Carità di Palermo, raggiunto da un decreto di espulsione proprio a causa del permesso di soggiorno scaduto. Quando arriva la notizia, c’è la celebrazione della Messa in corso nel luogo del martirio di don Pino Puglisi, scelto da Biagio Conte per la sua protesta lunga e difficile contro questa espulsione, ma soprattutto per sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’accoglienza di chi arriva in Italia e dei migranti che ci vivono da tanti anni. Il missionario digiuna da sedici giorni, oggi è stato il momento scelto dai 1.100 ospiti della missione per digiunare al suo fianco, assieme ai volontari e a tutti coloro che in queste settimane non lo hanno lasciato da solo neppure un momento.
Un importante risultato di questa protesta pacifica, che sta coinvolgendo centinaia di persone, con l’auspicio che adesso Biagio, fortemente debilitato e con le catene alle caviglie ormai pelle e ossa, possa interrompere la penitenza. Lo esplicita martedì sera il sindaco Leoluca Orlando, che assieme all’arcivescovo monsignor Corrado Lorefice ha seguito da vicino la vicenda: «Fratello Biagio sospenda lo sciopero della fame, anche se la mobilitazione contro una legge inumana prosegue e proseguirà».
Nei giorni scorsi l’avvocato Giorgio Bisagna dell’Associazione Adduma, che si occupa di diritti umani, e che segue il caso di Paul Yaw, ha depositato il ricorso al Tar contro il rigetto del rinnovo del permesso di soggiorno, che ha causato l’espulsione firmata dal questore Renato Cortese, convertita momentaneamente in obbligo di dimora e di firma. «Sono molto soddisfatto per la decisione del Tar e aspettiamo che la questione possa condurre a una veloce conclusione della vicenda» commenta l’avvocato Bisagna.
La presidente di sezione del Tar, Maria Cristina Quiligotti, ha tenuto conto del «danno grave e irreparabile» per Paul e ha fissato per la trattazione collegiale la camera di consiglio dell’11 giugno prossimo. Intanto, in due giorni ha raggiunto le 2.500 firme la petizione popolare su Change.org indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al premier Giuseppe Conte.