Il Vangelo e la misericordia corrono sul web. Sono 3.894 le parrocchie italiane che si sono attivate nella “ragnatela digitale” per comunicare e interagire con singoli utenti, associazioni, enti, movimenti, gruppi. Ma siti e blog sono diventati un efficace terreno di missione e di apostolato anche per gli ordini e gli istituti religiosi: francescani, salesiani e benedettini sono quelli più presenti su internet mentre negli ultimi tre anni hanno fatto un grande balzo in avanti soprattutto le clarisse (23,3%) e i servi di Maria (18,2%) con “segni più” che riguardano anche agostiniani (13,3%), carmelitani (11,1%), comboniani (8,3%), rogazionisti (5,6%) e domenicani (5,1%). Presenze virtuali in ascesa, queste, come risulta da un approfondito studio dell’informatico Francesco Diani, che cura la ricca e variegata costellazione dei siti cattolici italiani e gestisce il website
www.lachiesa.it. «L’incremento è soprattutto il risultato del saldo tra i nuovi siti e quelli che sono stati eliminati perché inattivi, ma soprattutto riguarda quelle realtà ecclesiali che hanno scoperto da poco questa efficace opportunità di comunicazione» spiega Diani. È stato colmato, quindi, un iniziale ritardo: ora la Chiesa cattolica è veramente lanciata verso la nuova frontiera dell’online. Tra le ragioni che spingono chiese, conventi e comunità religiose a usare i social network c’è soprattutto la possibilità di incontrare chi intende conoscere una particolare realtà della Chiesa oppure desidera un rapporto diretto con chi vive un’esperienza di fede, magari per chiedere un aiuto concreto, spirituale o materiale. Emblematico è il caso delle suore di clausura dell’ordine di Santa Chiara del convento di Napoli. «Noi clarisse non siamo isole galleggianti e, per quel che ci riguarda – spiega madre Rosa Lupoli – siamo molto attive sia sui social network sia come sito. Il nostro monastero è molto visitato, avremo poi molti eventi da comunicare in vista della beatificazione della nostra fondatrice, la venerabile Maria Lorenza Longo. In tutto il mondo siamo duecento monasteri di clarisse – aggiunge la suora – quindi è chiaro che la rete ci consente di mantenere i contatti con tutti, accorciando così le distanze». Ma in che cosa consiste, nel concreto, l’attività online dei siti cattolici? «Stiamo preparando una petizione per salvare un ospedale che esiste da 500 anni e che rischia la chiusura – risponde madre Lupoli – perché spesso nel nostro mondo si avverte il timore di esporsi: il punto allora è trovare un modo intelligente di relazionarsi». Così, anche chi vive la condizione della clausura si apre al mondo esterno, oltre che con la preghiera, anche con un clic sul computer. «Sui social – racconta madre Lupoli – arrivano le richieste più disparate e noi rispondiamo soprattutto ai casi più disperati». Si tratta soprattutto di un aiuto a chi ha perso la fede o si trova in un momento di crisi. «In base alla mia esperienza posso dire che sono tanti gli “internauti” che scrivono ai siti cattolici per avere una speranza, una luce che illumini la loro vita, gente che ha abbandonato i sacramenti o è distante dalla religione e desidera un cambiamento della propria esistenza» dice Francesco Diani.