La “buona scuola” che ha in mente il premier Renzi non riserva molto spazio alle paritarie. In appena tre pagine (su 136) si fa riferimento a questa parte importante del sistema d’istruzione, che, con oltre un milione di studenti, rappresenta il 12% della popolazione scolastica del Paese. In particolare, nel piano governativo le paritarie sono ricordate quando si fa riferimento al Sistema nazionale di valutazione che sarà esteso anche alle scuole non statali. «Servirà lavorare – si legge nel testo – per dare alle scuole paritarie maggiore certezza sulle risorse loro destinate, nonché garanzia di procedure semplificate per la loro assegnazione». Attenzioni, queste, che il sistema delle paritarie sollecita da tempo senza trovare l’ascolto necessario, visto che, ogni anno, i gestori sono costretti ad estenuanti attese per ricevere i (magri) contributi statali necessari al corretto funzionamento delle scuole. «Complessivamente – commenta il presidente nazionale Fidae,
Francesco Macrì – il nostro giudizio sul piano è positivo, purché tutto non si risolva nell’ennesimo annuncio. L’impianto del progetto, però, ricalca sostanzialmente il tradizionale modello “statalista” che, proprio nel segno dei principi dell’autonomia e della sussidiarietà evocati, avremmo desiderato fosse superato con più coraggio e determinazione perché, a differenza di quanto avviene nella gran parte degli Stati europei, relega la scuola paritaria italiana, nonostante il suo “servizio pubblico” e di “pubblico interesse”, ai margini del sistema». Critica anche l’Associazione dei genitori delle scuole cattoliche (Agesc). «Non possiamo non dirci delusi – dice il presidente nazionale
Roberto Gontero – per la assenza di ogni riferimento e intervento per garantire la libertà di scelta della scuola da parte delle famiglie». «L’autonomia senza una vera libertà di scelta dei genitori e degli studenti non funzionerà mai – ricorda –: si resterà all’interno di un sistema statalista monopolistico che continuerà a riprodurre i difetti presenti nel nostro sistema scolastico». Disponibili a «collaborare e costruire purché si esca dal rischio di un libro dei sogni », sono i presidi della Disal, associazione professionale dei dirigenti delle scuole statali e paritarie, che però rilevano alcuni difetti nel piano del governo. «Prevedendo di formare i futuri dirigenti scolastici e di reclutarli nel prossimo concorso attraverso la nuova Scuola della Pubblica amministrazione (tutta da costituire) – dice il presidente Ezio Delfino – si conduce la funzione del preside ad una “managerialità” tutta amministrativa e burocratica, invece che preparare - come servirebbe per una scuola che si vorrebbe “buona” persone competenti soprattutto nelle relazioni e nella progettazione pedagogicodidattica».