venerdì 31 maggio 2024
Per il governatore con il calo delle nascite si perderà il 13% del Pil: «All'Italia servono più immigrati». Poi il monito sui conti pubblici: «Dobbiamo liberarci dal fardello del debito»
Panetta: «Un'Europa più integrata. E attenzione alla crisi demografica»

ANSA

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L’allarme per il calo demografico che pesa come un macigno sulle prospettive di crescita dell’Italia e va contrastato anche attraverso maggiori flussi di immigrazione regolare. L’invito a rafforzare l’integrazione europea attraverso riforme e politiche comuni per scongiurare l’altrimenti inevitabile “irrilevanza dei singoli Stati membri”. Il monito al governo a “liberarci del fardello del debito pubblico” da un lato attraverso una gestione prudente dei conti pubblici e una lotta agli sprechi, dall’altro spingendo il pedale della crescita economica, della produttività e dell’innovazione.

Ecco i punti chiave nelle “Considerazioni finali” del governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta all’esordio questa mattina con le sua prima Relazione annuale dopo l’ascesa al vertice dell’istituto il primo novembre scorso. Una relazione di 27 pagine nella quale Panetta ha elencato senza sconti i punti di forza e di debolezza del nostro Paese e indicato le direttrici decisive per evitare che il nostro Paese e l’Europa intera si avvitino definitivamente su una strada di declino.

"Non dobbiamo farci illusioni: la nostra economia soffre ancora di problemi gravi, alcuni radicati e di difficile soluzione. Il ritardo economico del Mezzogiorno e l'elevato debito pubblico sono questioni ineludibili per la politica economica", ha osservato Panetta ma "l'agenda è chiara" e "va realizzata per tornare a crescere e per contare in Europa, e con l'Europa contare nel mondo".
L’aggiornamento tecnologico, lo sviluppo della ricerca, il miglioramento delle competenze saranno decisivi per vincere la scommesa. Così come una maggiore apertura dell’economia alla concorrenza.

“Non siamo condannati alla stagnazione”, ha sottolineato il numero uno di Bankitalia. L’Italia è stato il Paese con la minore crescita del Pil pro capite negli ultimi 25 anni e i salari sono inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania. Eppure dal 2019 in poi il Pil italiano è cresciuto del 3,5%, più dei nostri vicini, così come la dinamica degli investimenti e delle esportazioni, e l’occupazione è aumentata di quasi 600mila persone. Ci sono dunque elementi di vitalità inaspettata nella nostra economia. Ma una crescita sostenuta, avverte Panetta, potrà proseguire “solo se spremo affrontare le conseguenze del calo e dell’invecchiamento della popolazione” e al contempo “imprimere una decisiva accelerazione alla produttività”.

Se si confermeranno le previsioni dell’Istat che stimano da qui al 2040 un calo di 5,4 milioni di persone in età lavorativa, nonostante un afflusso annuo di 170 mila immigrati dall’estero, il Pil italiano è destinato a ridursi del 13%, il 9% in termini pro capite. Occorrerà dunque accrescere la partecipazione al mercato del lavoro che è indebolito anche dall’esodo verso l’estero dei nostri giovani, spesso con una laurea in tasca : in 525mila se se sono andati a cercare migliori opportunità di stipendio e e di carriera tra il 2008 e il 2022. Nonostante il calo dei disoccupati, il tasso di occupazione giovanile insieme a quello femminile, resta infatti troppo basso.

Un "ruolo decisivo" lo avrà il rafforzamento del capitale umano e dei flussi migratori. Che occorrerà gestire, in coordinamento con gli altri Paesi europei, bilanciando le esigenze della produzione con gli equilibri sociali e rafforzando le misure di integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro".

Panetta invita poi il governo a realizzare un “graduale e costante miglioramento dei conti pubblici". Il debito pubblico va posto “su una traiettoria stabilmente discendente”. E “quanto più la prospettiva di riduzione del debito sarà credibile, tanto minori saranno i rendimenti che gli investitori chiederanno per detenerlo”. Sono necessarie "scelte attente" soprattutto sul lato della spesa mentre un contributo dovrà derivare dal contrasto all’evasione fiscale.

Decisiva anche una piena attuazione delle riforme e degli investimenti del Pnrr che “oltre a innalzare il prodotto di oltre di 2 punti percentuali nel breve termine, avrebbe effetti duraturi sulla crescita dovuti a incrementi di produttivita' stimabili tra 3 e 6 punti percentuali in un decennio".

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