mercoledì 3 luglio 2024
La proposta di Gasparri: mille euro al mese solo alle italiane fino al 5° anno del bimbo, rivolgendosi a un consultorio. Unico vincolo: 15mila euro di reddito Isee. «Così attuo la “194”»
FI lancia il reddito di maternità

BOLZONI DAVIDE

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L’idea originaria risale al 2018 ed era contenuta nel programma del Popolo della famiglia di Mario Adinolfi. Il senatore azzurro Maurizio Gasparri ne ha fatto ora un disegno di legge, presentato ieri a Palazzo Madama. Il cosiddetto “reddito di maternità” fa già discutere, anche perché lo stesso esponente di FI lo ha collegato alla legge sull’aborto generando reazioni indignate da parte delle opposizioni. In realtà si tratta di un sostegno alla natalità, garantito in base all’Isee alle donne in difficoltà, cittadine italiane residenti, che si rivolgono a un consultorio, quindi non formalmente vincolato all’intenzione o meno di porre fine a una gravidanza (che del resto non sarebbe possibile verificare).

In ogni caso il nesso con la “194” c’è ed è stato lo stesso Gasparri a spiegarlo: «L'articolo 5 della legge dice che tra i compiti del consultorio c'è quello di esaminare con la donna le possibili soluzioni dei problemi proposti e di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all'interruzione di gravidanza – ha spiegato – quindi promuovere ogni intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari. È una proposta che nasce dalla volontà di attuare la “legge 194” sull'interruzione di gravidanza, che viene evocata e brandita in tutti i modi. Ma quelli che parlano della 194 o sono in malafede o sono disinformati».

Il ddl prevede «che si possa prospettare un reddito nella misura di mille euro mensili per 12 mensilità fino al compimento del 5° anno, per persone che abbiano l'Isee al di sotto di 15mila euro», ha proseguito il capogruppo di FI. La copertura finanziaria ipotizzata è stimata in 600 milioni di euro, ma per Gasparri non costerebbe tanto, perché l'accesso al sostegno sarebbe «una scelta, una opportunità». «Ho fatto un calcolo statistico, non sono in grado di prevedere esattamente quanto costerebbe – ha precisato – mi piacerebbe dare più soldi, ma in fondo si danno i bonus per le auto elettriche, per le bici. Un bambino varrà di più di un'auto elettrica?».

La proposta, come detto, ha scatenato reazioni forti da parte delle opposizioni, nel timore che minacci l’accesso all’aborto. Per i parlamentari M5s della commissione di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere, anche se «l’intento dichiarato è quello di sostenere economicamente le madri», si tratta «di un vero e proprio ricatto per le donne italiane», che «non solo rischia di vincolare le donne a un ruolo tradizionale e limitativo, ma ignora la necessità e il desiderio che molte di loro hanno di conciliare maternità e carriera, penalizzandole ulteriormente in un mercato del lavoro già caratterizzato da discriminazioni di genere». Mentre per il senatore dem, Graziano Delrio, favorevole a sostenere la maternità, il punto è l’associazione alla decisione di non abortire che rappresenta «un elemento di propaganda»: «Non è dando 1.000 euro al mese che si risolve il problema dell'aborto. Penso che sia una risposta debole a un problema vero», ha continuato, e nonostante il calo demografico sia «un problema serio», la questione va affrontata con «riforme strutturali», come il rafforzamento dei congedi parentali e l'assegno unico». Non a caso quest’ultimo «è la misura che l'Istat ha dimostrato essere stata la più efficace contro la povertà minorile e sul tema demografico».

Di segno opposto l’accoglienza riservata dall’associazione Pro vita e famiglia, che ha parlato di «un segnale politico e culturale molto importante», nella direzione «indicata dalla stessa legge 194 di offrire alternative all’aborto». «La misura è inoltre apprezzata – ha argomentato il portavoce Jacopo Coghe – come dimostra il sondaggio nazionale condotto da Noto sondaggi: ben il 76% dei cittadini, ovvero quasi 8 italiani su 10, pensa che lo Stato dovrebbe dare più aiuti sociali, economici e psicologici a chi altrimenti sarebbe costretta o indotta ad abortire. Gli attacchi alla proposta di legge di Gasparri da parte del Pd e dei collettivi femministi sono strumentali e sconcertanti: sembra che la Sinistra voglia impedire alle donne in difficoltà di avere alternative all'aborto, costringendole di fatto a sopprimere il loro figlio».

Anche lo stesso Adinolfi è intervenuto e non ha rinunciato a rivendicare la paternità della misura: «Gasparri non è il primo a copiarla, Meloni ci fece la campagna per le Europee 2019 con tanto di mega-striscioni. È tutto saccheggiato dal nostro testo, ovviamente senza citare il PdF. Nessun problema, una sola preghiera – ha aggiunto, rivolto a al senatore di FI –: rimuova quel limite a 15mila euro che è l’unica idea sua ed è una stupidaggine. E soprattutto, facendo parte della maggioranza, non si limiti a proporre: ora hanno il dovere di fare. Altrimenti è solo la prova che ci copiano per un po’ di gloria. E questo sarebbe mera strumentalizzazione».

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