Padre Pierluigi, Gigi, Maccalli - Fotogramma
Un anno e mezzo dopo il rapimento di padre Gigi Maccalli dal Niger non ci sono ancora buone notizie. Ma la liberazione pochi giorni fa nella zona dei tre confini tra Niger, Burkina Faso e Mali di Luca Tacchetto, sequestrato il 16 dicembre 2018 in Burkina inseme alla compagna canadese Edith Blais e fuggito dai carcerieri in Mali, ha senz'altro riacceso le speranze di rivederlo.
Questa sera alle 20,30, le parrocchie della diocesi di Crema, della quale il missionario è originario, invitano a una Veglia di preghiera in streaming per la sua liberazione, riflettendo su sette stazioni della Via Crucis.
La veglia sarà presieduta a porte chiuse dal vescovo Daniele Gianotti in Cattedrale e potrà essere ascoltata a Crema sulla frequenza FM 87,800 di Radio Antenna 5, oppure in internet (diretta audio/video) collegandosi al sito www.radioantenna5.it e sul canale Youtube de Il Nuovo Torrazzo.
Le ultime informazioni, non confermate ufficialmente, risalgono al dicembre 2018. Un testimone riferì di avere visto un uomo incappucciato che parlava francese guadare un torrente in Mali, appena varcato il confine con il Niger, nella zona controllata dai jihadisti. È molto probabile che si trattasse di padre Maccalli. Forse lo tengono prigioniero gli stessi jihadisti del gruppo aderente ad Al Qaeda che ha sequestrato Luca ed Edith.
Il missionario lombardo, classe 1961, viveva a Bomoanga, vllaggio nella zona dei tre confini presa di mira dai gruppi di terroristi. Qui il aveva da tempo avviato programmi a favore della popolazione poverissima nel Paese all'ultimo posto in Africa per indice di sviluppo umano. Sia a favore della minoranza cattolica che della maggioranza islamica senza distinzioni nepoure tra Peul (i pastori musulmani ) e gurmancè, che sono perlopiù agricoltori e tra i quali ci sono i battezzati.
Un uomo sereno, sempre in dialogo. “Con tutti, musulmani e rappresentanti di religioni tradizionali, che ha annunciato il Vangelo concretamente, aiutando i più poveri, specialmente i bambini malnutriti e malati, promuovendo corsi di alfabetizzazione e lo scavo di pozzi di acqua. Un uomo dinamico e di preghiera. Capace di visitare 15 villaggi in un mese . Ogni sera organizzava una preghiera in gurmancè per la comunità." Cosi lo descrive padre Vito Girotto, suo confratello della società delle missioni africane, che viveva a Makalondi, un villaggio vicino e che la notte del 17 settembre 2019 venne prelevato dalla polizia e portato a Niamey, dove vive ancor oggi con padre Mauro Armanino nella casa della congregazione. Per padre Armanino le avvisaglie del rapimento c'erano già nel gennaio 2015 è cominciato nel 2015 con l'incendio delle chiese di Zinder, prima capitale del Niger, e poi quelle di Niamey, la capitale attuale. Nessuno protestò, non ci fu alcun arresto.
La diocesi di Niamey conta 20mila battezzati e altrettanti catecumeni. La maggior parte dei battezzati provengono da Makalondi, Bomoanga, Kankani e Torodi, dove c'erano le missioni.
Con 100 battezzati per la veglia pasquale da anni,Padre Gigi aveva costruito una nuova chiesa sulla strada del villaggio e una scuola, attaccata e vandalizzata circa sei mesi fa. Tre giorni prima del sequestro aveva dichiarato alle autorità italiane di non avere paura. La chiesa e la scuola e l'attività a beneficio di tutti sono ostili alla strategia dei rapitori qaedisti in competizione con il Daesh, che in tutta l'area che infestano puntano a distruggere istruzione e sanità per sostituirle con le scuole coraniche e la carità islamica per soli musulmani. E ad eliminare chi predica la tolleranza e il dialogo perché prosperano sulla divisione.
Nella zona, hanno notato in tanti, le cose sono peggiorate con l'arrivo di imam wahabiti, (legati all'Arabia Saudita ndr) non certo famosi per apertura e cultura, che neppure conoscono il documento sulla fratellanza islamo-cristiana di papa Francesco e del grande imam Al-Tayyib. Le ragioni politiche e religiose del sequestro sono le stesse che stanno mettendo in fuga decine di migliaia di nigerinie profughi maliani e del Burkina. I cristiani sono pochi e in pericolo, la comunità di padre Gigi soffre. Continuano a pregare con l’aiuto di tanti animatori della liturgia e catechisti . con le preghiere che il missionario cremasco ha preparato in un libretto nella lingua gurmancè.
In queste ore la liberazione di Tacchetto ha riacceso in molti la speranza. Nessuno però ha novità. Ma si crede che padre Gigi sia vivo e stia bene, come aveva dichiarato a settembre l'arcivescovo di Niamey Laurent Lompo, originario della zona dei tre confini. Anche se probabilmente non si trova detenuto in Niger. Per le autorità italiane questi sono sequestri che si risolvono in tempi lunghi. Sul sito della Società delle missioni africane due suoi confratelli aggiungono che in questo momento non sia un missionario attivo, ma claustrale. La sua profondità umana e spirituale e la conoscenza delle genti del deserto avranno aiutato la sua resilienza. E la preghiera di stasera dall' Italia si unirà alla sua.