mercoledì 20 settembre 2023
All'indomani del meeting interreligioso di Berlino e alla vigilia della manifestazione a San Giovanni, confronto tra il fondatore di Sant'Egidio Riccardi e il segretario della Cgil Landini
Da sinistra Andrea Riccardi, Marco Damilano, Maurizio Landini

Da sinistra Andrea Riccardi, Marco Damilano, Maurizio Landini - Agenzia Romano Siciliani

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È un percorso nato il 5 novembre 2022 con la manifestazione nazionale per la pace di Roma a San Giovanni, voluto e organizzato da movimenti, associazioni, comunità e dalla Cgil. E che avrà una nuova tappa importante - di nuovo nella piazza del Laterano - il 7 ottobre, con la manifestazione del sindacato di Corso d'Italia per la difesa e la realizzazione della Costituzione sui temi del lavoro, della salute, dell'istruzione, della povertà, dell'ambiente e - appunto - della pace, intesa come ripudio della guerra. Una sintonia tra mondo cattolico e mondo laico su obiettivi comuni - creare una cultura di pace e combattere le disuguaglianze - riconfermata nel dialogo pubblico di questa mattina organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio all'ex ospedale San Gallicano a Trastevere, tra il fondatore, Andrea Riccardi, e il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

«Quasi un anno fa laici e cattolici scendevano in piazza insieme per dire no alla guerra - introduce il giornalista Marco Da Milano moderando l'incontro - e Avvenire titolava "Corpi di pace". Nel mondo il potere si sta verticalizzando, fino a concentrarsi nelle mani di singole persone, e si chiudono i corpi intermedi, gli spazi democratici, mentre è il potere orizzontale la premessa di una pace duratura».

Concorda Andrea Riccardi: «Questo è un confronto tra corpi di pace, più che tra idee. E bisogna essere in contatto coi corpi: dei lavoratori che muoiono, della gente che soffre, dei rifugiati. Mentre la comunicazione occulta i corpi, nasconde i morti in guerra». Sì, riconosce il fondatore di Sant'Egidio: «Il 5 novembre abbiamo costruito una sintonia spontanea, più che un'alleanza. L'articolo 11 che ripudia la guerra era il frutto di una cultura di pace nata dopo il conflitto mondiale e la shoà, ma nel XXI secolo è stata archiviata, retorizzata e messa da parte». Una grande occasione persa è stato il crollo del Muro di Berlino: «Non abbiamo lavorato abbastanza, abbiamo lasciato fare all'occidentalizzazione e al mercato». Oggi serve «l'audacia della pace», lo slogan del meeting interreligioso per la pace. Anche se, dopo un anno e mezzo di guerra in Ucraina, «per fortuna è stato cancellato il dogma secondo cui chi parlava di pace era un traditore e un putiniano». Il dramma, dice Riccardi, «è l'Europa: abbiamo il compito di risvegliare un'opinione pubblica europea che forse non mai esistita».

Sul tema delle migrazioni, con le strutture di accoglienza in emergenza cronica e mai affrontata, Riccardi chiede: «Io non ho capito perchè il cammino dei migranti e dei rifugiati è sempre più una Via crucis. Cioè noi gli dobbiamo far pagare la colpa di essere sbarcati quando abbiamo deciso che nei prossimi tre anni dovranno entrare 450mila persone nel nostro Paese (i flussi di immigrazione, ndr). Beh, sono arrivate. Abbiamo tolto loro il corso di italiano, l'assistente sociale, lo psicologo, perché ? Non ho capito questo atteggiamento, questa cultura della punizione e poi, i rimpatri, non mi parlate di rimpatri». Una pratica complessa, costosa e che, a causa dei mancati accordi bilaterali coi paesi di provenienza, nessun governo è mai riuscito a effettuare in più di poche migliaia all'anno-

Da sinistra: Andrea Riccardi e Maurizio Landini

Da sinistra: Andrea Riccardi e Maurizio Landini - ANSA

Per Maurizio Landini quella tra laici e cattolici «è una sintonia che deve essere seguita da un lavoro sui territori e con le persone. Solo la democrazia e la partecipazione possono cambiare il quadro delle cose. E la cultura che porta alla guerra si fonda anche sullo sfruttamento dei corpi. C'è un modello sociale che non funziona e va cambiato. Abbiamo storie diverse e culture diverse, ma un obiettivo comune, che non è quello di una società fondata solo sul profitto».

Un'economia che lega fenomeni apparentemente diversissimi: «Continuo a vedere una cosa pericolosissima di questo governo, che noi saremmo un mondo invaso da quelli che scappano dalla guerra, dalle miserie. Io vedo una contraddizione, a parte che molti non vogliono fermarsi nel nostro Paese, ma guardate che questa cosa viene utilizzata per non parlare di un altro tema: noi abbiamo più giovani italiani che ogni anno se ne vanno via dal nostro Paese». E aggiunge: «Consentitemi una cosa nazional patriottica - ha aggiunto raccogliendo applausi - questi giovani non solo non tornano, ma dove vanno in molti casi assumono ruoli dirigenziali e di primo piano, con un Paese che sta invecchiando e non investe in innovazione: noi stiamo disperdendo il nostro capitale umano, il problema non è chiudere i porti, ma gli aeroporti!».

Una stoccata sulla riforma che sta molto a cuore della Lega: «Penso davvero che l'autonomia differenziata sia assolutamente una follia. Il nostro Paese è già troppo diviso, ma davvero uno pensa che se il quadro internazionale è questo, davvero qualcuno pensa che se ha l'autonomia nella sua Regione, nel suo Comune, nel suo condominio, ha abbattuto questi problemi?». Pacifisti sognatori e utopici? «Io so che intanto dobbiamo seminare, perché un giorno si possa raccogliere un altro mondo possibile». E aggiunge: dall'inizio della guerra in Ucraina «ancora stiamo chiedendo un cessate il fuoco e dei negoziati, trovo che non sia accettabile che l'unica vera iniziativa per cercare una soluzione sia quella del Vaticano, con tutto il rispetto naturalmente, ma questo indica la necessità di un cambiamento vero. La costruzione della pace torni a essere obiettivo dei governi». E allora, conclude il segretario della Cgil, «per dare un futuro alla vita sul pianeta, per far crescere i diritti delle persone, abbiamo bisogno di pace: l'obiettivo è superare la logica della guerra che sta tornando a essere il sistema normale di regolare i rapporti tra le persone».

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