venerdì 9 settembre 2011
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A furia di tagliare i parlamentari hanno tagliato... anche il taglio. Per se stessi. Nell’ultima versione della manovra che il Senato ha trasmesso alla Camera per l’approvazione definitiva, infatti, compare una limatina verso il basso al taglio dell’indennità che i parlamentari percepiscono a compensazione dei minori introiti dalle proprie professioni. Dal 50% finora previsto sulla cifra di 5.486 euro netti spettante ogni mese al parlamentare, nel caso in cui questi abbia guadagnato più di di 9.847 euro (sempre netti) dal proprio lavoro parallelo. A un doppio regime: -20% dell’indennità annua in presenza di redditi eccedenti i 90mila euro e -40% oltre i 250mila.Certo, è niente rispetto ai minori costi che si attende procurino il dimezzamento dei Parlamentari e l’abolizione delle Province ma tanto basta perché scoppi una nuova polemica della serie che va ormai sotto il nome di "anticasta". Con Antonio Di Pietro sugli scudi, quando evoca l’immagine dei «ladri nella notte», per stigmatizzare l’operato dei suoi colleghi senatori. Il Pd presenta subito un emendamento che «allarga il contributo per i parlamentari con doppio reddito, non solo quello da lavoro, riportandolo al 50%», rende noto il capogruppo in commissione Bilancio della Camera, Pierpaolo Baretta. Che sfida il governo: «Se rinunciasse alla fiducia, che come abbiamo dimostrato ritarda i tempi di approvazione, questo sarebbe uno dei temi che potrebbe trovare ampia condivisione in aula».Il ministro della Difesa Ignazio la Russa getta acqua sul fuoco. Ricorda che è in progetto il dimezzamento degli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. Poi, sottolinea che la manovra colpisce comunque i costi della politica e il portafogli dei parlamentari. «C’è stata una sensibile riduzione - ricorda - dell’indennità per deputati e senatori, che inoltre pagheranno la tassa di solidarietà in misura doppia rispetto agli altri cittadini per il solo fatto di essere parlamentari e chi ha un’attività professionale pagherà il quadruplo». Peraltro, aggiunge, «non capisco la contentezza di immaginare un Parlamento fatto di politici di professione, cercando di allontanare chi svolge altri lavori». Per il parlamentare del Pd Sandro Gozi, «sebbene non si tratti di cifre che possano superare il problema delle paure e dell’azzardo morale dei mercati finanziari si trattava di un intervento che avrebbe contribuito alla moralità e sobrietà della politica». Insomma, «un’occasione persa per dare un segnale necessario in questo momento di crisi». Si lamenta a suon di conti il pidiellino Maurizio Paniz, che evoca un trattamento economico ingiusto: «Dalla mia attività di parlamentare, con gli ultimi tagli che sono stati disposti, se va bene riesco a prendere 300 euro al mese».Nichi Vendola (Sel) invita a fare attenzione. «I politici non sono la casta, sono purtroppo la sentinella della casta». Che sta annidata nel «mondo della rendita e della speculazione».
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