L'allenamento dei detenuti del carcere di Ferrara con gli atleti della Federazione italiana rugby
Articolo 27 della Costituzione: “Le pene […] devono tendere alla rieducazione del condannato”. Parole che il carcere di Ferrara ha fatto diventare un progetto concreto con la nascita, nel 2021, della squadra “Rugby 27 Ferrara”. Un gruppo di ragazzi che per ora si allena, ma che sogna di replicare l’esperienza dei corregionali del “Giallo Dozza”, formazione della casa circondariale di Bologna che è iscritta al campionato di Serie C regionale dell’Emilia-Romagna.
Gli allenamenti all’aria aperta non sono solo un momento ludico, ma permettono di costruire un senso di appartenenza tra i detenuti che in quel momento non sono più tali, ma diventano solo persone che praticano sport. Rispetto delle regole, aiuto reciproco, sacrificio per la squadra e sano agonismo. Questi i valori che il progetto “Rugby oltre le sbarre” della Federazione Italiana Rugby vuole promuovere. Per farlo sono in primis gli atleti delle squadre nazionali maggiori maschile e femminile a mettersi in gioco.
Un gruppo di loro ha visitato la Casa Circondariale di Ferrara, una delle sedici strutture penitenziarie in cui è attivo il progetto. Aura Muzzo, giocatrice del Villorba Rugby, ha partecipato all’allenamento con i “Rugby 27 Ferrara” e alle sue compagne di squadra consiglia di «dedicarsi a realtà come questa perché poche volte si ha l’opportunità di vivere un’esperienza del genere e vedere le cose in modo diverso, da un altro punto di vista. Non è uno scambio a senso unico: ci arricchiamo noi e imparano qualcosa loro». Una giornata ricca di spunti per i giocatori professionisti e non: esercizi atletici, tecnici e vere e proprie fasi di gioco che hanno annullato le differenze e tra chi dal carcere può uscire e chi no.
I ragazzi si allenano due volte a settimana, sono seguiti da tecnici e possono partecipare ai corsi per ottenere la qualifica di arbitro. Nel 2023 ha potuto arbitrare, per la prima volta fuori dalla struttura, un ragazzo che aveva ottenuto il diploma durante la detenzione e che era ancora soggetto a un regime di limitazione della libertà personale.
«Gli atleti delle nostre squadre nazionali maggiori hanno partecipato attivamente a questa sfida che abbiamo lanciato – dice Marzio Innocenti, presidente Fir -. Ad Aura, Giacomo e Marco dico grazie. Il rugby è uno sport carico di valori: il sostegno è alla base del nostro agire, tanto dentro quanto fuori dal campo. Gli atleti hanno dimostrato di aver fatto loro ciò che hanno imparato nel corso delle loro carriere e di avere ben chiara l’importanza del dedicarsi agli altri». Un’esperienza arricchente anche per Marco Zanon e Giacomo Nicotera della Benetton Rugby: «È stato incredibile, i ragazzi mettono una grande energia. Abbiamo trovato un gruppo molto preparato e allenato. Abbiamo detto sì a questo progetto perché come atleti viviamo una vita particolare: lo sport ha un grande potere comunicativo, quindi è giusto restituire qualcosa in termini di impegno sociale».
Allenamento, condivisione, ma non solo: al termine delle quasi due ore in campo, i detenuti di Ferrara hanno allestito un vero e proprio “terzo tempo”, nel rispetto dello spirito più profondo del rugby: un momento conviviale in cui parlare di sport, raccontarsi e aprirsi. Bibite, focacce e risate per concludere una mattinata diversa dal solito. Poco importa se il campo è fangoso e se fa freddo: avere avuto tre atleti della Nazionale di rugby come ospiti, allenatori e come amici rimane un bel ricordo e una storia da raccontare.