Si amplia il polo Novartis di Ivrea - Foto Ufficio stampa Novartis
Si chiamano radioligandi, sono composti di particelle radioattive che, uniti a specifiche molecole, riconoscono e si legano alle cellule tumorali, per distruggerle. Con meno tossicità, più precisione e maggiore efficacia delle terapie tradizionali. Il colosso farmaceutico svizzero Novartis produce questi radiofarmaci per il mercato mondiale in tre stabilimenti, uno dei quali in Piemonte, ad Ivrea (gli altri due si trovano in Spagna e negli Stati Uniti). Al momento questa terapia (detta “Rdl”), ultima frontiera della medicina nucleare di precisione, viene utilizzata per un tipo di cancro della prostata. Il trattamento è stato approvato dall’Ema (l’ente regolatore europeo) lo scorso anno ed è in attesa del semaforo verde dell’Aifa. Novartis pensa di impiegarlo anche per il tumore al seno, al polmone e per il glioblastoma. Ecco perché l’azienda ha deciso di ampliare del 20% la capacità produttiva dello stabilimento piemontese, il “Bioindustry Park”, con un investimento di 104 milioni di euro in tre anni (20 dei quali serviti alla costruzione di un nuovo edificio dedicato allo sviluppo e alla produzione di marcatori tumorali per la diagnostica per immagini). Il grosso dell’investimento potenzierà sviluppo, ricerca e produzione dei radiofarmaci. In Piemonte arriveranno anche 50 nuovi assunti che andranno ad affiancare gli attuali 124 dipendenti.
Quello di Ivrea, ha fatto sapere la casa farmaceutica nel corso dell’evento di presentazione del nuovo edificio, al quale ha preso parte anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, è un polo di innovazione oncologica che può contare su «una catena organizzativa unica nel suo genere», con un processo produttivo «avviato di volta in volta per il singolo paziente», e che deve garantire la consegna dei farmaci radioligandi entro 120 ore dalla produzione, dagli Usa al Giappone. Da questo punto di vista, la vicinanza all’aeroporto lombardo di Malpensa è strategica.
«L’elemento chiave è che questo trattamento non agisce chimicamente o attraverso l'alterazione del metabolismo ma rilasciando un’energia positiva - ha spiegato Giancarlo Benelli, responsabile dei mercati internazionali della terapia “Rdl” di Novartis -. Rispetto alle cure tradizionali è innanzitutto più efficace, come dimostrano gli studi condotti, ed è certamente più sicura perché non porta tutti quegli effetti collaterali che la chemioterapia causa alterando il metabolismo complessivo del corpo umano».
Il Biopark cresce, dunque: «Era stata una scelta giusta, tanti decenni fa - ha detto Pichetto Fratin -, ed ora si sviluppa nella direzione giusta, che è quella della ricerca. L’Italia ha i numeri per attrarre risorse, oltre a essere competitiva a livello mondiale in un settore particolare come quello delle scienze della vita». L’investimento, ha evidenziato il presidente di Novartis Italia, Valentino Confalone,