sabato 3 febbraio 2024
Il 29enne siciliano è stato condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi per traffico di droga: è in attesa dell'appello. La madre denuncia: "Vive in condizioni disumane"
Filippo Mosca

Filippo Mosca - Ansa

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Tutti i riflettori mediatici in questi giorni sono puntati su Ilaria Salis, in carcere a Budapest con l'accusa di aver aggredito due neonazisti. Ma c'è anche il caso spinoso di un 29enne siciliano, rinchiuso in un carcere rumeno in condizioni limite.
Filippo Mosca, originario di Caltanissetta, è detenuto da quasi nove mesi nel carcere di Porta Alba di Costanza, dopo aver rimediato una condanna in primo grado a 8 anni e 6 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Lo scorso aprile Mosca aveva deciso con alcuni amici di andare al festival di musica Mamaia, che si svolge ogni anno a inizio maggio nel teatro estivo di Costanza. Doveva essere una vacanza spensierata, ma si è trasformata in un incubo, tuttora in atto, sia per Filippo che per sua madre, Ornella Matraxia, 55 anni. La donna, che vive a Londra con le altre sue due figlie Claudia e Arianna, nei giorni scorsi ha denunciato: "Mio figlio vive in una cella di circa 30 mq con altri 24 detenuti, che hanno a disposizione un buco sul pavimento come bagno. Non bagno alla turca, ma buco, usato da tutti, sempre intasato e che non viene mai pulito. Le condizioni igienico-sanitarie sono a dir poco disastrose".

Sulla situazione è intervenuta l'avvocato Armida Decina, che è stata incaricata dalla famiglia di chiedere l'estradizione in Italia. ''Sto aspettando di parlare con Filippo. Da circa dieci giorni ho chiesto l'autorizzazione al direttore del carcere e comunque predisporrò un ricorso per la violazione dei diritti umani alla Cedu. Filippo vive in condizioni disumane da quasi un anno''. Mosca è in attesa dell'appello che prenderà il via ad aprile: in questi giorni il suo caso ha iniziato a prendere piede anche sui media romeni ma al momento, spiega l'avvocato, dal governo italiano non abbiamo avuto ''nessun segnale, nessuno ci ha contattato''.
Sulla vicenda il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti ha presentato nei giorni scorsi un'interrogazione al ministro degli Esteri Antonio Tajani. "L'ultimo contatto con la Farnesina - ha detto la madre - risale al 24 gennaio scorso, quando con il mio avvocato romeno siamo stati ricevuti da un funzionario. Conoscono i fatti e hanno copia del fascicolo, hanno riscontrato una serie di incongruenze. Mi hanno detto che non possono intervenire sotto il profilo giudiziario e che sulle condizioni carcerarie avrebbero interessato l'ambasciata". In questi 9 mesi il legale romeno ha chiesto il beneficio degli arresti domiciliari che, però, sono stati sempre negati.

Le proteste hanno però ottenuto un primo, piccolo risultato: il giovane è stato spostato in una cella meno affollata, con altri cinque italiani. "Il caso di Filippo Mosca è analogo a quello di Ilaria Salis. Aveva rischiato di morire, era stato aggredito e lo stavano per accoltellare. Una situazione peggiore di quella di Ilaria Salis. In Europa non si possono accettare situazioni del genere'' ha spiegato Rita Bernardini, presidente dell'associazione "Nessuno tocchi Caino", a 'ZTL' in onda su Giornale Radio.

I precedenti
Lo scorso due novembre l'hostess trevigiana Ilaria De Rosa, 24 anni, è invece rientrata in Italia dopo esser stata espulsa dall'Arabia Saudita, dove aveva passato in carcere sei mesi: la giovane assistente di volo, che si è sempre dichiarata innocente, era stata arrestata il 5 maggio scorso durante una festa in una villa con addosso - secondo l'accusa - una modica quantità di hashish. Un'accusa che la giovane ha sempre respinto e dalla quale era stata scagionata anche dai tre amici che quella sera erano con lei.
Un anno prima, il 10 novembre 2022, era stata liberata Alessia Piperno, la travel blogger romana di 30 anni fermata a Teheran e portata nell'istituto penitenziario di Evin, quello dove sono ristretti i prigionieri politici. Piperno era stata arrestata mentre era in attesa di ottenere il lasciapassare dal Pakistan ed aveva ottenuto di restare in ancora in Iran fino a metà ottobre, dove raccontava su Instagram delle manifestazioni di piazza scaturite dall'uccisione di Mahsa Amini - diventata un simbolo della condizione femminile in quel Paese - e di come un giorno nel suo ostello erano arrivate alcune persone per chiedere loro aiuto, spaventati dagli scontri. Il 28 settembre scattò l'arresto e solo dopo 45 giorni fu liberata.

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