Il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero
«Con serenità e fiducioso che la verità sarebbe emersa, ho atteso la decisione della magistratura». Con queste parole il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero ha commentato la decisione del gip del tribunale di Marsala di archiviare l’indagine che lo vedeva indagato per appropriazione indebita e truffa aggravata, reato questo per cui risultava indagato anche il suo predecessore, Calogero La Piana, anch’egli scagionato.
È stata la stessa procura a chiedere l’archiviazione, accolta dal Gip, sia per l’accusa di appropriazione indebita, relativa al pagamento di un’artista che realizzò il portone e gli arredi della nuova Matrice di Pantelleria, sia per quella di truffa aggravata relativa ai finanziamenti per la costruzione della parrocchia di San Lorenzo a Mazara del Vallo. L’accusa riguardava la richiesta di finanziamenti alla Regione e alla Cei nel 2005. In particolare La Piana prima e, successivamente Mogavero, non avrebbero comunicato alla Cei il contemporaneo finanziamento della Regione. «Gli odierni indagati in sede di interrogatorio hanno sostanzialmente chiarito il loro ruolo – scrive il pm Antonella Trainito nella richiesta di archiviazione – facendo sorgere il fondato dubbio di avere fornito alla truffa perpetrata ai danni della Cei solo un inconsapevole contributo».
Anche per quanto riguarda l’accusa di appropriazione indebita (Mogavero fu accusato di essere venuto in possesso di 185.600 euro), il pubblico ministero fa riferimento al 'supporto' della relazione predisposta dai consulenti tecnici nominati proprio da Mogavero, che nel frattempo aveva sollevato dall’incarico i responsabili dell’Ufficio Economato e inviato la relazione agli organi giudiziari, chiedendo di essere sentito dal Procuratore della Pubblica in relazione ad 'anomalie' denunciate dallo stesso vescovo. In particolare, per un bonifico di 100 mila euro per la nuova Matrice di Pantelleria è «emersa la prova che il reato non sussista». Archiviata anche la posizione dell’ex economo don Franco Caruso. «Ho sopportato tutto in silenzio per oltre due anni – scrive Mogavero in una nota diffusa ieri pomeriggio – certo che la verità si sarebbe imposta».